Foibe: tra Storia, Testimonianza e Giustizia.
Lunedì 8 febbraio 2010 sono stato invitato dal "Comitato10 febbraio" della Provincia di Chieti a moderare la commemorazione per il "Giorno del Ricordo", tenutasi al Teatro "F.P. Tosti" di Ortona, dinanzi alla presenza degli studenti delle scuole medie e superiori. Ho avuto il compito di introdurre la manifestazione e il piacere di moderare la conferenza dei prof.ssori N. Cercecca e G. D'Agostini, esuli dalle terre istriane. Vi sottopongo il breve articolo che ho scritto per l'occasione e che abbiamo pubblicato sul giornalino "Officina Ortona NEWS".
Un monito per il futuro e una preghiera per il passato: questa è stata in sintesi la manifestazione dedicata al "Giorno del Ricordo", che ho avuto l'onore di presentare al teatro "F.P. Tosti" di Ortona, l'8 febbraio 2010. Come sottolineavo nell'introduzione, nel termine "ricordare" risuona, sin dall'etimologia (Ri-cor-dare; da cor, cordis), l'atto di "porre al cuore", di "accentrare" un qualcosa che ancora gravita "alla circonferenza"; ricordare dunque quella tremenda esperienza di esodo dalla propria terra, che hanno vissuto gli esuli N. Cernecca e G. D'Agostini, dopo aver assistito, inermi e impotenti, all'omicidio dei propri cari, gettati nell'abisso delle foibe o trucidati all'ombra di un albero - come racconta, ancora tremante, N.Cernecca in merito alla morte del padre. Dunque quale ricordo più vivo di una testimonianza? Ma attenzione: non vi è qui nessuno sterile sentimentalismo o sfondo smielato; il cuore non è altro che l'organo della Vita, del sé più profondo, che pulsa e diffonde "energia" a mente e stomaco. Tanto buono stomaco e denti forti sono necessari per digerire quei freddi numeri, accompagnati da altrettante croci, dietro ai quali riposano civili e innocenti, "crepati" in quelle fosse come neanche le bestie peggiori - perchè il morire richiede dignità e crepare è inumano.
Durante la mattinata si sono intrecciati due registri: la Storia e la Testimonianza. La Storia non può che elevarsi dal suolo e dal sangue, mirando a comprendere il passato "dall'alto". Lo storico deve salire al cielo e saper guardare con occhio trasparente, oltre le intemperie e le nuvole, cariche di pregiudizi e rigidità mentali, che si addensano sotto di sé. Durante l'intervento storico di D'Agostini, di nuvole ne ho scorte tante, tra gli sguardi e i gesti di chi rimane legato al retaggio di anni infuocati. Tuttavia questo alzarsi non può che stare sempre in dialettico rapporto con l'altro registro, ossia la Testimonianza. Testimoniare è affidare la propria umana esperienza ad un altro da sé, che ha il compito di custodirla e renderne onore. Il contributo della prof.ssa Cernecca è altissimo: è una vita che grida contro quel dolore e quel male inaccettabile, invocando una Giustizia che non può che essere di un piano ulteriore. Una timida terminologia religiosa si affaccia nella sala - dolore, Giustizia, fede, Redenzione - a volere, appunto, sospingere verso l'Alto quella domanda di Verità , che troppo spesso ha fatto i conti con la sordità degli uomini. Il compito delle nuove generazioni non è allora la semplice memoria: dobbiamo saper rispondere a quel grido, a quella richiesta di Redenzione, che solo la conoscenza e la cultura possono placare.
Un monito per il futuro e una preghiera per il passato: questa è stata in sintesi la manifestazione dedicata al "Giorno del Ricordo", che ho avuto l'onore di presentare al teatro "F.P. Tosti" di Ortona, l'8 febbraio 2010. Come sottolineavo nell'introduzione, nel termine "ricordare" risuona, sin dall'etimologia (Ri-cor-dare; da cor, cordis), l'atto di "porre al cuore", di "accentrare" un qualcosa che ancora gravita "alla circonferenza"; ricordare dunque quella tremenda esperienza di esodo dalla propria terra, che hanno vissuto gli esuli N. Cernecca e G. D'Agostini, dopo aver assistito, inermi e impotenti, all'omicidio dei propri cari, gettati nell'abisso delle foibe o trucidati all'ombra di un albero - come racconta, ancora tremante, N.Cernecca in merito alla morte del padre. Dunque quale ricordo più vivo di una testimonianza? Ma attenzione: non vi è qui nessuno sterile sentimentalismo o sfondo smielato; il cuore non è altro che l'organo della Vita, del sé più profondo, che pulsa e diffonde "energia" a mente e stomaco. Tanto buono stomaco e denti forti sono necessari per digerire quei freddi numeri, accompagnati da altrettante croci, dietro ai quali riposano civili e innocenti, "crepati" in quelle fosse come neanche le bestie peggiori - perchè il morire richiede dignità e crepare è inumano.
Durante la mattinata si sono intrecciati due registri: la Storia e la Testimonianza. La Storia non può che elevarsi dal suolo e dal sangue, mirando a comprendere il passato "dall'alto". Lo storico deve salire al cielo e saper guardare con occhio trasparente, oltre le intemperie e le nuvole, cariche di pregiudizi e rigidità mentali, che si addensano sotto di sé. Durante l'intervento storico di D'Agostini, di nuvole ne ho scorte tante, tra gli sguardi e i gesti di chi rimane legato al retaggio di anni infuocati. Tuttavia questo alzarsi non può che stare sempre in dialettico rapporto con l'altro registro, ossia la Testimonianza. Testimoniare è affidare la propria umana esperienza ad un altro da sé, che ha il compito di custodirla e renderne onore. Il contributo della prof.ssa Cernecca è altissimo: è una vita che grida contro quel dolore e quel male inaccettabile, invocando una Giustizia che non può che essere di un piano ulteriore. Una timida terminologia religiosa si affaccia nella sala - dolore, Giustizia, fede, Redenzione - a volere, appunto, sospingere verso l'Alto quella domanda di Verità , che troppo spesso ha fatto i conti con la sordità degli uomini. Il compito delle nuove generazioni non è allora la semplice memoria: dobbiamo saper rispondere a quel grido, a quella richiesta di Redenzione, che solo la conoscenza e la cultura possono placare.
Commenti
La tragedia istriana fa parte del prezzo pagato per una guerra che non solo abbiamo perso, ma addirittura rimosso o tentato di rimuovere.
Gli psicanalisti ci insegnano che la rimozione è un meccanismo che produce effetti patologici.
Nel nostro caso è l fantasma della coscienza nazionale che si aggira come un insepolto nella nostra vita culturale.
Anche il '68 e l'aderire del 70% degli italiani a movimenti politici di ispirazione sovranazionale potrebbero interpretarsi in questo senso.
La negazone di quella tragedia appariene a questa patologia, come patologica è una sinistra di discendenza comunista che continua a fingere che il movimento socialista, umanitario e nazionale le sia estraneo.
A proposito di stupore, mi stupisco sempre di come io e te, Marco, condividiamo non solo gli orizzonti, ma proprio il modo di porre i problemi. Nell'articolo per il giornalino non ho voluto calcare la mano, ma in effetti condivido quel passo avanti che vuoi compiere. Te scrivi da credente e magari io utilizzerei una terminologia differente, ma condividiamo l'approccio. Te scrivevi: "Papa Giovanni XXIII ci ha indicato la strada per fermare e sconfiggere il male che è in noi; è la preghiera". La preghiera è un esercizio di distacco e ti aiuta a percorrere quella strada che ti porta a scendere nella tua "cittadella interiore". Si prega in modi differenti, non necessariamente con le classiche formule; si può pregare persino pensando o sentendosi vicino ad un amico. L'importante è che essa sia, appunto, una "discesa" verso il tuo io più proprio, Dio stesso.
Sono argomenti, questi, che richiedono molto tempo ,grande approfondimento storico e un animo libero da incrostazioni di "parte".
Mi auguro di poterne discuterne con te in qualche tranquillo pomeriggio.
Comunque voglio solo dirti che la storia è scritta dai vincitori.
Conosciamo molto bene le atrocità commesse dai nazisti, dai fascisti italiani e slavi.
Non conisciamo affatto le atrocità commesse dagli USA(Corea,Viet-Nam), anzi sì; non potevano tenerci nascosto le atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Conosciamo poco o sufficientemente poco le atrocità commesse dai Russi.
Non è colpa di nessuno; non è colpa del vincitore se scrive la "storia" a proprio vantaggio ; enfatizzando gli atti eroici e nascondendo le nefandezze.
E' la guerra ; la cosa più demenziale che l'uomo abbia potuto concepire.
Quella guerra che allontana l'uomo da Dio e lo scaraventa nel degrado più totale.
Quersti fatti di ingiustizia "storica" devono aiutarci a rifiutare per sempre la guerra e l'assassinio del nostro fratello e non alimentare ancora le divisioni e cercare la "verità" e la giustizia dove non può esserci.
Solo il perdono e la preghiera possono aiutarci a scongiurare l'odio tra i popoli.
Con affetto.