Lettera colma d'odio

Giorni fa ho scritto e diffuso ai miei amici e conoscenti una lettera aperta con la quale denunciavo alcuni episodi e situazioni della nostra quotidianità che mi infastidiscono particolarmente. Con essi, gridavo la mia voglia di una rivoluzione culturale che passi anzitutto per lo studio e per la ricerca di una coscienza identitaria nella storia e in se stessi, riproponendo quello schema antico a me molto caro: io-mondo-Dio. Con questa lettera, credo, si segni una nuova fase della mia ricerca personale, che ora è in definitiva rottura con il mondo; studiare e conoscermi, questo desidero. L'enorme eco che ha avuto questa lettera e la quantità di interventi e discussioni che si sono sviluppati in altri luoghi mi ha spinto a pubblicarla anche sul blog, nonostante essa partisse da esigenze e situazioni strettamente personali e ristrette. La lettera è scritta di getto e spesso sono guidato dallo stomaco più che dalla ragione; ecco perchè troverete espressioni forti e, forse, eccessive, che spero perdonerete.



Inizio con il porgere a tutti le scuse per questo sfogo perchè le mie parole saranno offensive per molti. Non peserò molto le parole ma scriverò di getto.

Dunque, iniziamo con il dire che qui in Italia c'è un tasso di nullafacenza pari solo al tasso di cretineria. Molta gente lavora, fa quel che può, tiene la tv spenta e non perde tempo su facebook come noi, a scrivere cazzate sull'informazione, sulle veline, sulla politica e su tutto ciò per cui ci attacchiamo. Perchè, diciamolo, possiamo permetterci di incornarci solo perchè siamo quasi nullafacenti e per quanto impegno mettiamo nei nostrio piccoli lavori e studi, ecco che magicamente il tempo per andare a farsi rimbecillire da queste "fonti di informazione" c'è sempre. Non mi ritengo un salvato, non penso di star fuori dalla mischia, anche perchè ho un blog su cui scrivo e sono spesso sui social network e altro, quindi è probabile che questo stesso messaggio sia frutto di rimbecillimento.

Stasera voglio chiedere a tutti un po' di silenzio. Per favore, un po' di silenzio e un po' di riflessione su ciò che accade. La cretineria difatti porta a parlare più di quel che si è pensato. L'ultima trovata odierna è scandalizzarsi tutti per le morti dei nostri connazionali. Onore ai paracadutisti, per carità, non mi sognerei di dire o pensare altro; tuttavia continuo a non capire le sproporzioni tra queste morti e altre tipi di morti, forse meno eclatanti, più silenziose. Mi si dirà: sì ma questi sono morti per difendere l'Italia. Beh, anche Raciti è morto per difendere l'Italia. Anche tutti quei padri di familia che muoiono sul lavoro o il nostro Antonio Russo, giornalista, morto per mano sovietica. Insomma, non esistono morti di serie A.

Vedo la massa dirigersi sempre da qualche parte. Vedo tanti ragazzi pressocchè nullafacenti impegnarsi a scrivere su internet per la liberttà di informazione - paradosso: se non ci fosse libertà, loro non starebbero a scrivere. Vedo chi fa appello alla costituzione, dimenticando che i loro nonni non stavano a scazzafottare ma in silenzio lavoravano, sudavano e magari morivano per portare a casa una pagnotta. Vedo scarso attaccamento a quei nonni, a quella famiglia che li ha accuditi e che ci permette di vivere. Mancanza di rispetto verso chi lì'ha libertà davvero non sapeva cosa fosse.

Vedo un'Italia fatta di persone viziate che parlano di libertà e valori, ma si ricordano dei valori solo quando c'è da onorare un morto, dimenticandosi degli altri fratelli. Vedo gente che si accontenta dei dualismi, si accontenta di vedere il male in una persona, in un partito, in una corrente e il bene in se stessi. Vedo gente che si crede a favore dell'ambiente, che dà addosso all'Eni ma utilizza la benzina delle automobili e fa il cazzo del comodo suo. Vedo gente che sta son il sorrisetto sulla bocca, con la polo firmata, con le bretelle e parla di lavoro e operai. Vedo amici che condividono pensieri e cazzate solo perchè è da fare per esser qualcuno in società o perchè altrimenti si è "fuori" dal gruppo. Perchè i ragazzi son intolleranti, non lo sapevate? Vedo scarso senso di responsabilità, vedo gente che mangia e beve e fa lo spirito libero, il "clochard!!" - con i soldi di papà.

Non è una lettera d'odio, ma solo uno sfogo per chi non riesce a starci in questo mondo. Perciò dico basta. Perciò me ne fregherò di tutto e vi lascio parlare: isolamento. Nient'altro.

Commenti

Carlo ha detto…
Cosa intendi per "coscienza identitaria" ?

Riguardo la tua lettera, concordo su alcune cose. Fare il proprio dovere è il primo modo di cambiare il mondo.

La libertà di stampa. Circolano proposte di legge per limitare le opinioni su Internet. In Italia giornali e televisioni sono prevalentemente in mano a potentati economici. Berlusconi, ma non solo lui, ovviamente. Credo, pertanto, che il tema vada seguito con attenzione.
Ciao Carlo,
"coscienza identitaria" è un termine improprio, o meglio ambiguo, che ho utilizzato per prendere una "scorciatoia" ed evitare di allungare eccessivamente il post, ma in effetti è un po' il tema centrale.

Con "coscienza identitaria" ho voluto indicare quel processo progressivo di presa di coscienza della propria identità (proprio sè) che viene a caratterizzare ogni passo nel cammino di vita di ognuno. Questa identità non è certo, a mio parere, un nucleo definito e definitivo, bensì si costruisce man mano nel confronto con ciò che è altro da noi.

Ma il confronto con ciò che è a noi straniero presuppone un passaggio logico fodamentale: la cura di quello strumento (Aristotele) attraverso il quale poter accogliere l'altro, l'anima. E' questo il senso del gnosis autòn socratico.
Marco Di Sciullo ha detto…
Caro Andrea, di nuovo complimenti per la qualita' che il tuo blog esprime. Ho letto la tua lettera dalla quale traspare giustamente tutto il disagio nell'essere immersi in una societa', la nostra, governata da piccole e grandi contraddizioni. Di questo la mia generazione ha una grande responsabilita'. Per me ,credente,è mancora piu' doloroso constatare il grande dolore e disagio che questa societa' causa alla parte migliore di essa; i giovani. Quali sono, allora, i modelli comportamentali da seguire? Chi ne è portatore? Gli anziani? I giovani? Questo o quel partito politico? Non so rispondere con il ragionamento come fanno i laici.Posso provarci da credente. I riferimenti del notro divenire e' nella parola e nell'insegnamento di Gesù Cristo.Molte volte, anzi troppo spesso, ci dimentichiamo di essere fratelli in Cristo e corriamo alla ricerca e allo studio di grandi pensatori, fiosofi e quanti hanno impiegato gran parte della loro esistenza per cercare di capire ed interpretare il divenire umano per avere un riferimento, anche ideale, alla nostra vita. Questa ansia positiva che avvolge le coscienze di tanti giovani è la prova che la sola ricerca della verita', attraverso la conoscenza dei meccanismi scientifici alla base delle dinamiche comportamentali delle societa',non e' sufficiente a soddisfare e dare risposte sulle grandi questioni dell'uomo.Vi e' una via molto piu' semplice e lineare da seguire giorno per giorno;nella famiglia, nel lavoro, nella societa'. E' la via che Nostro Signore ci ha indicato quando è venuto tra di noi; essere cristiani sempre in ogni azione che compiamo durante la nostra vita.Questo è il modello che ti propongo di seguire e che ti aiutera' a sopportare ,affrontare e superare le umane contraddizioni e riportare il pensiero e il divenire umano sulla via della giustizia e della verita'. Con stima . Marco Di Sciullo
Marco, anzitutto un grazie sincero per il tuo contributo e spero che in futuro tu sia una voce con cui dialogare nei prossimi interventi e questioni. Anzitutto vorrei precisare le coordinate di questa lettera, che nascono in una serata di delusione e rabbia, simile a quella di ieri, alla quale hai potuto tristemente partecipare su altra "piattaforma". Questa lettera è indirizzata contro i Mario P. di turno e certo non contro coloro che come te si pongono domande e si addossano coscientemente responsabilità.

Nel merito del discorso - che poi è ciò che ci interessa - devo dire che la via della fede è un qualcosa che non riesce a toccarmi nel fondo. Mi spiego meglio: a volte credo davvero che le posizioni come la tua siano portatrici di un Senso ulteriore; dall'altra parte la nostra ragione, qualora proceda con docta ignorantia, non può che anelare a questo Senso, che è tutt'altro che irrazionale. Ossia: non considero la fede una possibilità irrazionale, di caduta, incompatibile con la filosofia e persiono con la scienza, come sembrava di leggere dal tuo intervento. Quello contro cui combatto quotidianamente, da filosofo, è proprio la cattiva filosofia e la cattiva scienza, che da qualche secolo si sono affermate sul nostro pianeta e che peccato tutte di ciò che kant chiamava "dogmatismo dell'intelletto", ossia peccano di integralismo, chiusura e senso di onni-potenza.

Wittegstein scriveva: "anche qualora tutte le domande scientifiche avessero risposta, il Senso della nostra vita non sarebbe neppure sfiorato". A mio avviso il compito di noi filosofi è quello di recuperare la filosofia che tocca la vita, che tocca quel fondo, che abita la nostra cittadellla interiore, con la quale l'uomo moderno non riesce più a relazionarsi. Ecco perchè non riesco ad abbandonarmi alla fede, come te, pur conscio - ripeto - che questa possibilità sia fortemente razionale. Voglio credere invece in una rinascita della vita ascetica e dell'età dei comuni, in una rinnovata filosofia che non esclude la fede ma la considera come punto massimo della visione di Dio.