Un socialista ortonese del primo dopoguerra
Giorni fa ho sfogliai un vecchio libro di foto storiche ortonesi, risalente, credo, agli anni 50. Ortona nel primo dopoguerra era una piccola città, forse più "stretta" e rustica di quanto non lo sia ora, tutta raccolta su un centro medievale, con tanto di mura, Castello e Basilica. Tutt'intorno, la campagna scandiva il ritmo degli ortonesi, che abitavano grandi appezzamenti di terra, ancora in possesso di pochi signorotti. Costoro, da contare su un palmo di mano, restavano potenti nonostante il passare delle due guerre e l'avvento della democrazia. Il porto era appena sviluppato e benchè la zona vecchia fosse abitata da pescatori e gente di mare, il paese rimaneva fondamentalmente dedito all'agricoltura e al latifondo. Tra le foto, me ne colpì una, che raffigurava un lungo corteo funebre, alla testa del quale spiccavano autorità e borghesi del tempo e alla cui coda si trascinavano contadini e gente mal vestita. Chiesi informazioni sulla situazione perchè mi incuriosiva l'identità dell'uomo a cui ricchi e contadini davano l'addio. Forse si trattava di un prete, pensai, ma non sapevo certo spiegarmi la strana coincidenza: tutti a salutare lui. Ma ancora meno so spiegarvi il mio grande stupore quando seppi che il defunto era un funzionario dello Stato e in particolare l'esattore delle tasse. Contadini, operai e gente d'ogni estrazione stava dando l'addio ad un uomo che probabilmente bussò spesso nelle loro case in cerca di soldi e ad arrecare, seppur indirettamente, disturbi e problemi. Qualcosa non tornava. Certo, per i borghesi e i latifondisti s'intende, ma come spiegarsi il dolore della povera gente? Quell'uomo, mi dissero, era un socialista. Era un vero socialista, uno che ci credeva sul serio. Era uno che non si faceva problemi ad allungare le scadenze di pagamenti o a pagare di tasca sua per chi non aveva nulla. Il tutto nel silenzio più nero, perchè il buon cristiano era convinto che la mano destra non dovesse sapere l'elemosina della sinistra. L'uomo se ne andò di soppiatto, così come nella sua vita aveva vissuto: anonimo dinanzi ai grandi riflettori; ma dietro di lui, sfilarono l'amore e la gratitudine degli Ortonesi. Socialisti veri, gente "andata" e signori d'altri tempi che oggi trovano spazio solo nelle fiabe e nei racconti di vecchi paesani.
Commenti
GRAZIE
L'unica soluzione è quella di svegliare le coscienze tramite la cultura e l'informazione condivisa a 360°.
- essere/apparire come dualismo
- Etica
- Svegliare le coscienze
In particolar modo sull'ultima: oggi troppo spesso ascoltiamo questo adagio, come se qualcuno fosse in possesso della Verità. Finchè non usciremo dal dualismo immaginario Sapienti/stolti, nulla cambierà perchè soggiaceremo sempre allo stesso schema interperetativo. La soluzione è, a mio avviso, considerarsi degli uomini in viaggio, in cammino, così com'era per alcuni autori medievali, per i quali la Verità non è certo un qualcosa di "posseduto" e da "divulgare" ma è un qualcosa da approssimare.
Parlando più terra terra e soprattutto nel contesto Ortonese, dove non sono tutti filosofi, andrebbero svegliate le coscienze condividendo informazioni, il più vaste possibili per dar modo alle persone di farsi un idea della verità sempre meno approssimata come dici tu.
Ci si perde in discussioni futili proprio perchè non è possibile cercare la verità "porta a porta" e ci si basa su quello che dice il più forte, creando frammentazione e protagonismi.
Credo che per tornare a quello che successe nell'articolo che hai scritto è mettere al centro delle nostre decisioni le idee e non la persona, crediamo di vivere in un paese democratico perchè votiamo, e non perchè condividiamo le idee, o partecipiamo alle decisioni, siamo frammentati in gruppi più o meno grandi che scegliamo in base alla coerenza che gli attribuiamo, allo slogan migliore o semplicemente perchè è il meno peggio.