M.Eckhart e l'uomo nuovo

Nella concezione di Meister Eckhart, la visio Dei è possibile solo per l’uomo pienamente distaccato, ossia per colui che ha rinunciato a sé stesso e al proprio io psicologico, come insegnava Platone nel Fedone e come testimonia la parola di vita del vangelo di Cristo. Pertanto colui che ha realizzato quell’Entbildung e quella Gelassenheit a cui Eckhart continuamente richiama, ha svuotato il tempio della propria anima ed è pronto per ricevere il Verbo supremo:

Ora io dico: come può avvenire che il distacco dell’intelletto senza forme né immagini riconosca in sé tutte le cose, senza rivolgersi verso l’esteriorità e trasformare se stesso? Dico che ciò deriva dalla sua semplicità: più l’uomo è puramente e semplicemente distaccato da se stesso in se stesso, più semplicemente riconosce ogni molteplicità in se stesso, e permane immutabile in se stesso.

M. Eckhart, Sermone “Homo quidam nobilis”, in Sermoni tedeschi, a cura di M.Vannini, Adelphi, Torino 1985, p.243.

Per tutta la tradizione neoplatonica e per la mistica cristiana, al fondo dell’anima umana v’è un “tempio” dove dimora Dio stesso - il Padre dei lumi - e, per attingervi, l’uomo deve essere puramente distaccato, ossia deve abbandonare ogni immagine e farsi semplice, simile a Dio e rendendosi degno di riceverlo. Scrive M.Vannini: «Lo spogliarsi dall’accidentalità dell’io psicologico deve perciò essere completo; il distacco si deve esercitare non tanto nell’esteriorità, quanto nell’interiorità, tagliando via alla radice l’autoaffermatività, la volontà di essere, di avere, di potere che è implicita nell’io psicologico proprio in quanto esso è separato dall’universale, ovvero è determinato, personale». Solo a questo punto l'uomo può scendere nel vero io, può attingere alla propria favilla, toccare il fondo della propria anima (Grund) e dimorare nella propria cittadella interiore. Solo allora morirà l'uomo vecchio dell'egoismo e la luce della grazia potrà illuminare l'anima e dare vita all'uomo nuovo dello Spirito.

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