Cusanus Forschung
Questa sera vi scrivo mentre sono di ritorno dal convegno annuale della Cusanus Gesellschaft, che si è tenuto nell'Institut für Cusanus-Forschung, dell'Università di Trier. Inutile sottolineare come i tre giorni siano stati densi di spunti e di grandi riflessioni, in compagnia di docenti europei, sudamericani, statunitensi e giapponesi; insomma, è stata l'occasione giusta per confrontarsi con mondi e culture differenti, tutti accomunati dalla passione per il pensiero, la filosofia e dall'ammirazione per la statura intellettuale del Card. Cusano, che ne esce, anche stavolta, come una figura davvero fuori da ogni tentativo classificatorio o riduzione al rango di mero teologo, filosofo, matematico piuttosto che astronomo o studioso di lettere antiche. Gli interventi sono stati omogenei e hanno coperto molti settori della vastissima produzione del Cusano, dalla matematica, alle lettere e - più interessante per il sottoscritto - alla Teologia mistica, di matrice dionisiana. In realtà ciò che più colpisce dell'organizzazione del convegno non sono i contenuti, ma l'immensa disponibilità dei docenti tedeschi, il tatto e il rispetto nei confronti di un giovane studioso come il sottoscritto. Un rispetto che manca troppo a questa università italiana, che ancora una volta si dimostra troppo lontana dall'ambiente fruttuoso di ricerca. Un caro saluto agli amici dottorandi con cui ho condiviso questi tre giorni cusaniani.
Commenti
Più astruso di così, è difficile!
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A presto e in bocca al lupo!
Sgub, devo confessarti che il mio primo approccio con l'opera del cardinale Cusano è stata proprio la lettura di quel prezioso frammento di cacciari a cui fai riferimento. Quindi, capirai bene, non posso che esserne un profondo ammiratore dato che a mio avviso determinati temi, come la ricerca del principio, sono comuni in ogni luogo e in ogni tempo ad ogni uomo. Tuttavia l'approccio di Cacciari, fortemente teoretico, ha un punto debole: ciò che intendeva Cusano con Principio, Fondamento etc. è storicamente diverso da ciò che intendeva Schelling. Insomma, posso evitare di dilungarmi. L'approccio tutto teoretico di Cacciari fatica sul piano storico e storiografico, dove, invece, potremo rintracciare tante differenze proprio per ciò che l'uno e l'altro pensavano quando pronunciavano determinati termini - tutti rigorosamente in latino, questo sì ehhe. Non so se ti ho soddisfatto o meno.
Ovviamente non sono cose da due righe, ma anche io ho trovato Cacciari un tantino ossessionato dal voler "fare di tutta l'erba un fascio" in dell'Inizio. E' fra l'altro una cosa che lo accomuna a tanti filosofi (penso ad Heidegger che trovava ogni modo per buttare tutti gli altri dentro la "storia della metafisica" o Nietzsche con la morale, Hegel con tutto ciò che manca di dialettica e via dicendo). In particolare per Cacciari il discriminante fra lui e gli altri (banalizzo per brevità) sta in questa questione del fondamento, che secondo lui in Cusano sarebbe ancora troppo "derivabile". Mi pare invece che sia solo seguendo una logica di tipo cusaniano, della complicatio in qualche modo "discontinua", che si può mantenere l'equilibrio (sempre ad evitare i due estremi delle sintesi hegeliane) fra oblio e memoria dell'Inizio che Cacciari propugna.
Soprattutto quanto egli imputa a Cusano (di non permettere al suo possest di non essere) mi sembra, e mi pare tu stesso lo confermi, una lettura parziale e inefficace dei suoi scritti. Tutta la dialettica trinitaria e soprattutto la mediazione del Cristo hanno dentro gli elementi per mostrare proprio che come il meccanismo preservi quel limbo d'origine. Tutto questo Schelling nel suo essere molto più impastato di idealismo lo perde proprio nel cercarlo e postularlo.
Insomma senza nulla togliere al testo di Cacciari che è meraviglioso, e a cui si devono scusare i mezzi in nome del risultato, penso che uno studio attento di quelle logiche cusaniane (magari con integrazioni spinoziane e nietzschiane, dal possest alla volontà di potenza) potrebbe essere una frontiera interessante.
Salutissimi
;)
(nel caso di più attinente ai tuoi studi penso ci sia qualcosa di Derrida, in particolare quando parla della teologia negativa, per esempio nel saggio "Denegazioni: come non parlare")