L'uomo contiene in sè tutto l'universo
«Concepisci l'uomo, alla maniera comune, come formato dall'unità della luce della natura umana e dall'alterità della tenebra corporea […]. Vi vedrai chiaramente le sue tre regioni, la infima, la media e la suprema e ciascuna di queste distinta nove volte. Congetturerai che vi siano, disposte gradualmente, le parti corporee che sono meno nobili, altre che continuamente fluiscono, e quelle più stabili, formali e nobilissime» - così esordisce il cardinale Nicola Cusano in De coniecturis II, 14 - il capitolo che analizziamo brevemente. Dopo aver introdotto le tematiche della vita e della natura dell'intelligenza entro il dibattito gnoseologico sulle "congetture", il cardinale decide di affrontare sic et simpliciter il Chi dell'uomo, ossia, appunto, la sua essenza (quidditas) e la sua posizione nel cosmo; è qui che egli riporta la famosa "tripartizione" dell'uomo, che d'ora in poi sarà inteso come micro-cosmo ordinato.
L'uomo, in quanto immagine di Dio, complica in sè tutto il cosmo. Questa riflessione giunge inoltre al culmine di un complesso ragionamento intentato lungo tutto il De coniecturis e vòlto a mostrare l'ordine armonico tra le parti del cosmo e che, si è detto, presto investirà anche l'uomo: similmente al cosmo e al Deus Trinitas, difatti, l'uomo è tale che la sua unità profonda si esplichi in una proporzione trina, che complica, appunto, tre regioni; esse, al livello inferiore, ci appaiono come distinte nella misura in cui svolgono funzioni differenti. L'uomo è allora uni-trino, così come unitrino è tutto l'uni-verso. Il rapporto di explicatio del Deus Trinitas nell'universo unitrino (macrocosmo) e nell'uomo (microcosmo), può essere analizzato anche seguendo una inversa direzione, cioè dalle tre regioni verso l'unità complicativa; parimenti si può infatti affermare che le tre regioni, ognuna divisa nove volte, appaiono armoniche in quanto sono complicate nell'unità dell'umano, che sta al fondo, e che, in termini aristotelici, le sostanzia e le sostiene: «l'unità dell'umano, poiché è contratta umanamente, sembra complicare tutto secondo la natura di questa contrazione. Il potere di questa sua unità abbraccia l'universalità delle cose e la contiene entro i termini della propria regione, cosicché nulla di tutto le sfugga». Per cui questa contrazione, che determina l'umano, complica in sé una triplicità di nature e funzioni che si dispongono in maniera ascensiva a seconda del maggior grado di unità che esse predicano – si assiste alla riproposizione del modello di cosmo antico secondo cui ciò che è più unito è anche più leggero e perciò è quello che, naturaliter, tende “all'alto”: «con una analoga gradualità ascensiva, pensa le nature del corpo più spirituali, alle quali è mescolata la facoltà sensitiva e fanne una suddivisione per gradi, in modo da partire dalle più ottuse e giungere alle più sottili».
La prospettiva antropologica del De coniecturis si fonda su una particolare dinamica di complicatio che rende possibile tenere insieme per un verso la sua unità profonda e per l'altro l'esplicazione delle sue funzioni attraverso una serie di livelli teoretici e di relativi strumenti – per cui, ad esempio, l'atto teoretico della vista sensibile si esplica grazie allo strumento dell'occhio. Creato a immagine di Dio e a somiglianza del cosmo, l'uomo è questa complessione delle tre regioni (o nature) del vegetativo, del sensibile e del razionale. Nello stesso capitolo, Cusano spiega inoltre che le tre nature complicate nell'uomo subiscono a loro volta una ulteriore suddivisione, ciascuna in altri nove gradi di attività teoretica; «vedi così che vi sono, disposti in tre ordini, nove gradi differenti del corpo umano che assorbono la luce sensitiva così da contenerla nell'ambito del vegetativo. E ne vedi altri nove misti, ove è presente il potere sensoriale, mescolato al sensibile e al corporeo. E infine vedi le nove differenze più nobili ove l'ombra del corpo viene assorbita dallo spirito del potere distintivo».
L'uomo, in quanto immagine di Dio, complica in sè tutto il cosmo. Questa riflessione giunge inoltre al culmine di un complesso ragionamento intentato lungo tutto il De coniecturis e vòlto a mostrare l'ordine armonico tra le parti del cosmo e che, si è detto, presto investirà anche l'uomo: similmente al cosmo e al Deus Trinitas, difatti, l'uomo è tale che la sua unità profonda si esplichi in una proporzione trina, che complica, appunto, tre regioni; esse, al livello inferiore, ci appaiono come distinte nella misura in cui svolgono funzioni differenti. L'uomo è allora uni-trino, così come unitrino è tutto l'uni-verso. Il rapporto di explicatio del Deus Trinitas nell'universo unitrino (macrocosmo) e nell'uomo (microcosmo), può essere analizzato anche seguendo una inversa direzione, cioè dalle tre regioni verso l'unità complicativa; parimenti si può infatti affermare che le tre regioni, ognuna divisa nove volte, appaiono armoniche in quanto sono complicate nell'unità dell'umano, che sta al fondo, e che, in termini aristotelici, le sostanzia e le sostiene: «l'unità dell'umano, poiché è contratta umanamente, sembra complicare tutto secondo la natura di questa contrazione. Il potere di questa sua unità abbraccia l'universalità delle cose e la contiene entro i termini della propria regione, cosicché nulla di tutto le sfugga». Per cui questa contrazione, che determina l'umano, complica in sé una triplicità di nature e funzioni che si dispongono in maniera ascensiva a seconda del maggior grado di unità che esse predicano – si assiste alla riproposizione del modello di cosmo antico secondo cui ciò che è più unito è anche più leggero e perciò è quello che, naturaliter, tende “all'alto”: «con una analoga gradualità ascensiva, pensa le nature del corpo più spirituali, alle quali è mescolata la facoltà sensitiva e fanne una suddivisione per gradi, in modo da partire dalle più ottuse e giungere alle più sottili».
La prospettiva antropologica del De coniecturis si fonda su una particolare dinamica di complicatio che rende possibile tenere insieme per un verso la sua unità profonda e per l'altro l'esplicazione delle sue funzioni attraverso una serie di livelli teoretici e di relativi strumenti – per cui, ad esempio, l'atto teoretico della vista sensibile si esplica grazie allo strumento dell'occhio. Creato a immagine di Dio e a somiglianza del cosmo, l'uomo è questa complessione delle tre regioni (o nature) del vegetativo, del sensibile e del razionale. Nello stesso capitolo, Cusano spiega inoltre che le tre nature complicate nell'uomo subiscono a loro volta una ulteriore suddivisione, ciascuna in altri nove gradi di attività teoretica; «vedi così che vi sono, disposti in tre ordini, nove gradi differenti del corpo umano che assorbono la luce sensitiva così da contenerla nell'ambito del vegetativo. E ne vedi altri nove misti, ove è presente il potere sensoriale, mescolato al sensibile e al corporeo. E infine vedi le nove differenze più nobili ove l'ombra del corpo viene assorbita dallo spirito del potere distintivo».
Commenti