Scienza e Fede - Veronesi

Ieri pomeriggio mi è capitato di ascoltare l'intervista di SKY Tg24 a Umberto Veronesi, in cui, tra le altre cose, si è fatto riferimento alla vexata questio medievale del rapporto tra scienza (filosofia) e fede. A partire dal Novum Organum (1629) la scienza è diventata qualcos'altro rispetto alla filosofia, pertanto non voglio far riferimento alle belle dispute medievali ma limitarmi a sottolinare un paio di elementi. Alcuni giornali hanno riportato stamattina l'audio dell'intervista (ad esempio, qui) e ad un primo ascolto si può notare come il pensiero di Veronesi sia grosso modo in linea con la vulgata attuale: la religione è il regno del dogmatismo, della rigidità e del passato, contro una scienza sempre proiettata verso nuove scoperte e nuove risistemazioni. A "orecchio" - e non è solo per strapparvi un sorriso - mi sembra risuoni il monito di San Paolo della Seconda lettera ai Corinzi, 3:6, secondo il quale «la lettera uccide e lo spirito vivifica». Non voglio certo sostenere che Veronesi sia un paolino, ma vorrei far notare per un verso come la vulgata dualista contemporanea sia troppo semplicistica - anche se va ad individuare alcune note dolenti - e, dall'altro, come, curiosamente, nei primi passi del Cristianesimo possiamo rintracciare la stessa polemica e lo stesso desiderio di Verità che oggi la scienza reclama per sè. D'altronde questa impostazione risale alla filosofia stessa e a Platone, che ammoniva contro la lettera "morta", priva di parola e vita, poichè essa risuonava come un bronzo percosso, perdendo quella divina tensione verso la verità che sgorga dalla nostra anima. La soluzione, per Platone, era quella di rimettere sempre in discussione "la parola" attraverso continui dialoghi e continue risistemazioni. Il Cristianesimo, nato spiritualmente a Gerusalemme ma concettualmente ad Atene, assume da Platone la stessa impostazione, per la quale, appunto, lo Spirito è nella vita e Dio è Verità. Il problema del nostro secolo non è tanto l'ignoranza su queste dinamiche basilari della storia del Cristianesimo, ma la triste considerazione che la vulgata di Veronesi appare a volte persino ragionevole. Non è necessario essere positivisti o scientisti per riconoscere un certo ruolo reazionario del Cristianesimo - per pudore ho la decenza di non tirare in ballo l'istituzione ecclesiastica - nella storia della cultura europea; troppo spesso per il Cristianesimo storico la scienza e la Verità sono state questioni "di partito", da avallare e portare in trionfo qualora le "menti" provenissero da ambienti cristiani e filo-cristiani, oppure da avversare negli altri casi. Ecco che le parole di Veronesi, più che scandalizzarci, dovrebbero indurci allo stesso tempo un sorriso e una lacrima, perchè, forse, il lato oscuro della religione cristiana non è da relegare al nostro passato, ma è un demone contro cui combattere quotidianamente.

Commenti

Unknown ha detto…
Le religioni che nascono da una rivelazione, qual è, ad esempio, la religione cristiana, si considerano custodi e tramiti di una verità che è stata loro rivelata, che va custodita integra e pura (depositum fidei) e che esse debbono vivere, comunicare e diffondere.
La specificità del cristianesimo, nel contesto delle religioni rivelate, è quella di affermare che la verità è Cristo e che ogni dogmatica non vale per se stessa, ma trae origine e significato solo dalla persona di Lui e dal mistero della sua incarnazione.

Ovvio che siamo in tutt'altro mondo, rispetto a quello scientifico. In quest'ultimo - almeno nella versione fallibilista di Popper e Kuhn - la verità è sempre un work in progress e ogni tentativo di trasformarla in un deposito immutabile è di per sé antiscientifico.

Ciò che buona parte degli scienziati contemporanei ha difficoltà ad afferrare o ad accettare è che il rapporto della religione con la verità non può essere né identico né analogo a quello che la scienza intrattiene con la verità.
L'universo simbolico della religione non collima, neppure come linguaggio, con l'universo definitorio, fattuale e operazionale della scienza.

Odifreddi, ad esempio, una volta - in mia presenza - provava a calcolare tempi e traiettoria della assunzione in cielo in anima e corpo di Maria madre di Cristo, senza capire che il linguaggio religioso e la verità religiosa sono incommensurabili col linguaggio scientifico e la relativa verità.

Tuttavia, se Odifreddi fa ridere (o piangere) quando avanza queste pretese, fanno ancor più ridere quei devoti teologi che, pro bono Ecclesiae, provano a spiegare ai cosmologi come è avvenuta realmente la creazione dell'universo.
Tore, commento impeccabile.
Carlo ha detto…
Le "verità" proclamate dalle religioni suoneranno sempre paradossali ed in-credibili alle orecchie di chi fa scienza. Una vergine che partorisce, un morto che resuscita, il vino che si tramuta in sangue. Tutto ciò non può che essere assurdo agli occhi di fa scienza. Tuttavia, chi fa scienza dovrebbe capire che il linguaggio delle religioni è un linguaggio simbolico. Ma ciò dipende anche dal fatto che le religioni hanno voluto leggere in senso materiale ciò che andava invece letto come simbolo.
Marco Di Sciullo ha detto…
Il livello di comprensione dell'uomo rispetto all'immensità del creato, alle sue leggi, al suo "ordine " assoluto , è piccolo come una goccia d'acqua rispetto alla grandezza degli oceani. Ecco, questo dovrebbe essere il livello di consapevolezza degli uomini di scienza e di tutti noi altri quando ci accostiamo ad osservare il "creato". La "scienza" intesa come capacità di studio,comprensione e ricerca è un dono che Dio ha dato agli uomini per conoscere e governare l'universo. Dio si rallegra del progredire della scienza. La scienza ,allora, è parte inscindibile della fede; la fede che muove il momdo e rende possibile tutte le conquiste umane, in tutti i campi.Se l'uomo non avesse mai tentennato nel suo percorso di fede oggi il mondo sarebbe molto migliore di quello che in effetti è. Ma come la scienza così anche il "libero arbitrio" è dono di Dio e da questo ultimo incommensurabile dono che discende il nostro affanno, la nostra tensione morale ,la nostra esigenza di scontro e confronto con i nostri simili.
giuseppe giambuzzi ha detto…
Veronesi non è immune al morbo del protagonismo e dell'esposizione mediatica, raramente esprime il Dubbio,è piuttosto un divulgatore ed un comunicatore.
E' come giusto che sia un chirurgo anche nel modo di pensare.
Nessuno più di un medico dovrebbe conoscere quanto la scienza e ancor più la sua pratica, non siano riconducibili a puro razionalismo. Semmai si può affermare che la Scienza Medica ( perchè tale è in realtà la psicologia stessa) ha razionalizzato l'irrazionale.
Con queste premesse, da non credente del 21° secolo e non da anticlericale del 20° debbo prendere atto dell'impossibilità di non essere religiosi, almeno per i più.
resta solo scegliere come.
personalmente preferisco vivere da ateo in un mondo cristiano-cattolico che in un mondo dove tutte lepossibili credenze sono ulo stesso piano.
Perchè? Perchè il cristianesimo sarà stato spesso fonte di "regresso", ma non ha mai tagliato i rami su cui era seduto, e quei rami sono quelli laicissimi della filosofia greco-romana-occidentale.
Ci sono stati momenti in cui sono state messe le "mutande " al Gesù della Cappella Sistina, ma degli affreschi di Santa Sofia non resta nulla.
Sarei lieto se Andrea volesse rispondermi
Grazie per i vostri commenti, con i quali sono in perfetta sintonia. A Marco in particolar modo volevo dire che il suo discorso mi sembra davvero Ratzingeriano e penso al Discorso di Lisbona: "non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio".

A Giuseppe: Son contento che segui il mio blog e ti rispondo con piacere! E' raro trovare chi, come noi, riconosco questa natura "laica" - per così dire - della religione. Perchè la religione nasce dall'esercizio della ragione, non da altro. Un mondo in cui tutto è sullo stesso piano, in cui non v'è differenza tra storia, rteligioni, culture etc. non è un mondo, ma è l'illusione di una certa corrente filosofica e politica. L'uguaglianza a tutti i costi, l'uguaglianza che annulla e che rende tutto sciapo, è tutt'altro che il marxiano regno della Libertà! Mi fai pensare ad una mia riflessione di qualche tempo fa, che non so se hai letto, sulla questione del Crocifisso nelle aule (qui) in cui cercavo di riguadagnare proprio lo stesso punto di vista che hai esposto.

(PS: bello il riferimento a Santa Sofia!)
Marco Di Sciullo ha detto…
Per noi credenti non laici ossia non apparteneti al clero, le "cose" sono molto più "semplici". Riusciamo ad interiorizzare il concetto di "verità" inteso non come definizione letterale (verità relativa, soggettiva, oggettiva o assoluta)al quale termine la scienza si riferisce e si confonde,ma come Verità Rivelata ,ossia come Nostro Signore Gesù ci ha insegnato con la sua Parola. E' vero ,il cristianesimo è stato anche reazionario ,ma non dobbiamo dimenticare che Cristo è stato il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.Ha collocato l'Amore al centro dell'Universo.Veronesi è uomo di scienza , nel senso che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio e alla ricerca concretizzando tanti ottimi risultati e alleviato infinite sofferenze umane. Come sopra ho detto, Dio si rallegra dell'opera di questa sua creatura e non entra in "competizione" con uno strumento della Sua Volontà. Ripeto , non vi è e non vi può essere competizione/confronto tra due livelli/entità uno misurabili (scienza) e l'altro incommensurabile, la Grazia di Dio. La "Verità" e la "Parola" è per me cristiano il cibo della mia anima, della mia coscienza ; la "Scienza" è l'espressione della potenza di Dio ed è cibo della mia mente. Ed è proprio la scienza che nel suo progredire, è il più grande veicolo per la conoscenza, per altra via, della grandezza e della potenza di Dio. Andrea ricordava Platone e le sue "fatiche" rielaborative tendenti a posizionamenti e riposizionamenti continui del "pensiero" del Supremo.Così pure Tore Obinu mirabilmente nel suo intervento "tratta" i "due piani" fede/scienza . Entrambi sono l'espressione "del divino libero arbitrio" ; ad entrambi va il mio ringraziamento.
giuseppe giambuzzi ha detto…
Si lo lessi e concordo pienamente con te, pur venendo da esperienze e posizioni di pensiero diverse.
Trovo comunque questo sito bellissimo, quasi un piccolo miracolo nella monnezza quotidiana.
Complimenti e complimenti anche per la relazione sul tuo avo.
Un dì se riuscirò a trovare tempo e concentrazione mi piacerebbe affrontare il tema dell'ontologia della scienza medica con te.
Speriamo

P.S. il fatto che segua il tuo sito non vuol dire che abbia una cultura filosofica all'altezza.
Tienine conto quando sparerò cazzate.
P.S.
Grazie ad entrambi. Mi scuso per non aver risposto ma sono stato senza PC per un po'.

Giuseppe: quando vuoi possiamo affrontare l'argomento, tenuto conto che non ne so gran che di deontologia medica. Voglio dirti questo: la cultura filosofica è relativa poichè più che la cultura, è necessaria la capacità di riflessione e "raccoglimento" - che è un esercizio del pensiero! - dalla quale le dinamiche del nostro mondo ci stanno allontanando. Ognuno, credo, debba metterci tutto ciò che può e che sa, tutto ciò che nella propria esperienza di vita, piccola o grande, ha avuto modo di imparare e pensare, per rientrare in se stessi e contribuire, anzitutto, alla "salute" della propria anima.

Grazie per i complimenti, a te - "Trovo comunque questo sito bellissimo, quasi un piccolo miracolo nella monnezza quotidiana." - e Marco: mi riempiono di gioia.

A presto