L'Università. Tra Dublino, Roma, Chieti e Stoccarda.
Cari lettori e amici, innazitutto volevo ringraziarvi per la partecipazione numerosa alla conferenza sulla figura del Cardinale J.H. Newman, tenutasi qualche giorno fa a Ortona nella stupenda cornice della piazzetta dei Pescatori, con il prof. Angelo Bottone e il vescovo di Ortona-Lanciano S.E. Carlo Ghidelli. Credo che la serata sia stata foriera di numerosi spunti, offerti in particolar modo dalle convinzioni di Newman in merito allo studio e all'Università; prima di altri, Newman aveva intuito la pericolosità della corrente utilitaristica, che già in quegli anni aveva iniziato ad influire buona parte dell'intelligentia inglese e che avrebbe poi portato alla formazione di centri di studio e Università basate sulla logica dell'utilità immediata: studiare per produrre dei risultati immediati e da toccare con mano; questa, in qualche modo, è stata l'antesignana dell'attuale Università-azienda, e, più in generale, di una concezione della società tutta basata sullo scambio e poco attenta alla persona.
Newman, al contrario, voleva porre al centro proprio la formazione della persona, la costruzione, nel tempo, di un'abito mentale filosofico - come recita il sottotilo del libro di Angelo Bottone - che renda lo studente anzitutto un uomo buono (un gentleman), capace di affrontare il cammino della vita con mente salda e morale santa. Ai nostri giorni le idee di Newman potrebbero apparire reazionarie e integraliste e probabilmente dovevano destare una impressione simile anche nella società inglerse del tempio; difatti, come sottolinea Angelo Bottone, il progetto dell'Università Cattolica d'Irlanda fallì molto presto probabilmente proprio per l'incapacità della società inglese di recepire un tale messaggio. Oggi più che allora, le riflessioni di Newman sembrano delle boccate d'ossigeno per un mondo che non sa più cosa siano i valori, cosa sia la persona, cos'è l'onore e cosa la vergogna; per un mondo che avrebbe anzitutto bisogno di gentlemen (nel linguaggio di newman) più che di "professionisti" plurilaureati, contenitori-portatori di qualche conoscenza. E questo vale soprattutto in filosofia, come insegna Platone.
A proposito di filosofia e Università, vi segnalo due piccoli lavori da "professionista" - ahimè, cado anch'io nella rete -, apparsi sulla rivista on-line Dialegestahai, edita dal Dipartimento di filosofia dell'Università di Roma Tor Vergata; si tratta di due recensioni: la prima a Davide Monaco, Deus trinitas. Dio come Non altro nel pensiero di Nicolò Cusano, Città Nuova, Roma 2010, nella quale mi sono permesso di esporre qualche rilievo critico data la mia formazione neoplatonica e i recenti studi cusaniani; l'altra è al volume, appena tradotto da Nunzio Bombaci, di Ferdinand Ebner, Proviamo a guardare al futuro, a cura di Nunzio Bombaci, Morcelliana, Brescia 2009 ed è una versione più "tecnica" rispetto a quella pubblicata oramai alcuni mesi fa sul Giornale di Filosofia della Religione. Nel titolo del post ho fatto riferimento all'Università di Dublino (Newman), a quella di Roma per le recensioni e a quelle di Chieti, che, inevitabilmente, è il primo termine di paragone nella precedente considerazione sulle Università italiane e, infine, Stuttgart, che raggiungerò a breve per il progetto ERASMUS. Avviso i lettori che probabilmente non potrò aggiornare il blog nei prossimi giorni, un po' per la frenesia del trasloco a Stuttgart, un po' perchè non conosco la disponibilità della rete internet nella camera in cui soggiornerò. A presto.
Newman, al contrario, voleva porre al centro proprio la formazione della persona, la costruzione, nel tempo, di un'abito mentale filosofico - come recita il sottotilo del libro di Angelo Bottone - che renda lo studente anzitutto un uomo buono (un gentleman), capace di affrontare il cammino della vita con mente salda e morale santa. Ai nostri giorni le idee di Newman potrebbero apparire reazionarie e integraliste e probabilmente dovevano destare una impressione simile anche nella società inglerse del tempio; difatti, come sottolinea Angelo Bottone, il progetto dell'Università Cattolica d'Irlanda fallì molto presto probabilmente proprio per l'incapacità della società inglese di recepire un tale messaggio. Oggi più che allora, le riflessioni di Newman sembrano delle boccate d'ossigeno per un mondo che non sa più cosa siano i valori, cosa sia la persona, cos'è l'onore e cosa la vergogna; per un mondo che avrebbe anzitutto bisogno di gentlemen (nel linguaggio di newman) più che di "professionisti" plurilaureati, contenitori-portatori di qualche conoscenza. E questo vale soprattutto in filosofia, come insegna Platone.
A proposito di filosofia e Università, vi segnalo due piccoli lavori da "professionista" - ahimè, cado anch'io nella rete -, apparsi sulla rivista on-line Dialegestahai, edita dal Dipartimento di filosofia dell'Università di Roma Tor Vergata; si tratta di due recensioni: la prima a Davide Monaco, Deus trinitas. Dio come Non altro nel pensiero di Nicolò Cusano, Città Nuova, Roma 2010, nella quale mi sono permesso di esporre qualche rilievo critico data la mia formazione neoplatonica e i recenti studi cusaniani; l'altra è al volume, appena tradotto da Nunzio Bombaci, di Ferdinand Ebner, Proviamo a guardare al futuro, a cura di Nunzio Bombaci, Morcelliana, Brescia 2009 ed è una versione più "tecnica" rispetto a quella pubblicata oramai alcuni mesi fa sul Giornale di Filosofia della Religione. Nel titolo del post ho fatto riferimento all'Università di Dublino (Newman), a quella di Roma per le recensioni e a quelle di Chieti, che, inevitabilmente, è il primo termine di paragone nella precedente considerazione sulle Università italiane e, infine, Stuttgart, che raggiungerò a breve per il progetto ERASMUS. Avviso i lettori che probabilmente non potrò aggiornare il blog nei prossimi giorni, un po' per la frenesia del trasloco a Stuttgart, un po' perchè non conosco la disponibilità della rete internet nella camera in cui soggiornerò. A presto.
Commenti
Federico
Con profonda stima e amicizia .
Marco.
Comunque mi sembra un po' utopica l'idea di Newman... chissà cosa penserebbe se facesse un giro a vedere la Bocconi!
;)
Newman è sempre inattuale perché siamo noi che siamo rimasti indietro.