Un cinico "Presidente della camera"

Se a qualcuno di voi è capitato di trovarsi all'estero, saprà quanto sia dura difendere la propria nazione nei discorsi politici. Posso fare presto un esempio. Chiunque segua un minimo la politica europea, conosce la situazione delle altre nazioni dell'UE e sa quanto i diversi partiti al governo cerchino di stringersi attorno alla nazione, di fare cerchio e così provare a risollevarsi dalla bestia nera, che, come la peste, sta mietendo vittime ovunque, ultima (o forse non ultima) la stupenda Irlanda. Ecco, in Italia questo non accade. Difatti qualche mese or sono, un cinico "Presidente della camera" inizia a scalpitare nelle fila del primo partito della nazione, che lui stesso un anno prima aveva contribuito a formare e grazie al quale ha ottenuto i voti necessari e l'appoggio politico per ricoprire la sua nuova carica. Tra l'altro questo cinico presidente, ricordiamolo, senza l'appoggio dell'attuale "Presidente del consiglio" starebbe ancora a bighellonare per strada e molto probabilmente non avrebbe mai raggiunto posizioni così importanti nel governo del Paese, come capitò ai suoi predecessori del partito - dimostrando tutt'altra statura morale. Dunque, si diceva, benchè da un decennio abbondante (e non da ultimo nelle recenti elezioni) il suddetto cinico "Presidente della camera" sia stato portato passo passo verso le prime cariche dello stato grazie all'aiuto e alla leadership del "Presidente del consiglio", tutt'a un tratto il tale subisce una conversione radicale.

Ecco che improvvisamente, fulminato sulla via di Damasco, il cinico si rende conto che le persone con cui ha condiviso un decennio di attività politica e grazie alle quali la sua parola ora conta qualcosa, sono tutte corrotte e mafiose; allora il cinico pensa bene di farsi espellere in estate dal primo partito (in modo da rivendicare un torto subito) e iniziare la scalata al trono. Nei mesi successivi, grazie ad una fondazione a lui vicina, inizia divulgare le idee opposte a quanto aveva predicato sino ad allora su temi centrali come immigrazione, questioni della giustizia e temi etici. A dicembre, oramai forte del nuovo appeal guadagnato, con un voto di sfiducia fa cadere il governo e addossa agli italiani altre spese per le elezioni anticipate; non è finita qui: lo stesso cinico "Presidente" sostiene di voler iniziare un governo di "responsabilità" valendosi dell'appoggio di una buona parte dell'opposizione - che, appunto, è opposizione proprio perchè ha perso le elezioni. Purtroppo nessuno o quasi riesce a far notare al "Presidente" che un tale governo sarebbe, quantomeno, antidemocratico, in quanto gli italiani hanno votato per una coalizione e non per un partito - come accadeva prima dell'avvento del bipolarismo - e che quindi sono gli italiani ad aver deciso a chi dare la responsabilità di governare. Ancora, nessuno fa notare un altro piccolo particolare: parlare di responsabilità pare quantomeno "ambiguo", in quanto il tale cinico ha appena dimostrato di essere del tutto irresponsabile dimenticandosi 1) del voto degli italiani; 2) dei propri patti all'interno del partito 3) di chi lo ha appoggiato fino ad allora 4) delle famiglia italiane che pagheranno i costi di queste nuove elezioni più i finanziamenti pubblici ai partiti.

A questo punto possiamo chiederci: donde giunge questa folgorazione? Facile risposta. Il cinico "Presidente", troppo "responsabile" per condividere l'attuale governo, capì di non avere più molto spazio all'interno del maggiore partito d'Italia. A questo punto, per questioni di leadership personale e di potenza elettorale, decise di diventare progressista e un po' di sinistra, di far cadere il governo e di importarsene ben poco della crisi e dell'Italia. E non è ancora finita. Come reagisce l'Italia a cotanta dimostrazione di onore e coerenza? Beh, qui arriva il difficile. Difatti alcuni italiani rimangono illuminati dal cinico "Presidente": lo seguono e persino chiedono autografi nelle frequenti conferenze che tiene in tutta l'Italia, nelle quali, con il giusto appeal e con un ritrovato carisma da leader, cerca di inculcare nella gente le nuove idee che dovranno essere innalzate al fianco della bandiera; il tutto è chiaramente interpretato con eleganza e caparbietà, la stessa con la quale in questi giorni il cinico "Presidente" sta bruciando il proprio passato e i soldi di chi da anni gli paga lo stipendo da parlamentare - ossia, noi italiani. Ma questa è solo una parte. Gli altri italiani? Beh, alcuni sono talmente accecati dall'odio contro il "Presidente del consiglio" (presto ex) da non rendersi conto di quanto sia caldo l'olio in cui l'Italia sta per cadere; altri, forse più smaliziati, ci ridono sopra. La maggioranza, come al solito, assiste inerte e impotente a questo teatrino. Bene, come faccio ora a spiegare tutto questo ai miei amici internazionali senza beccarmi una sonora risata?

Commenti

Anonimo ha detto…
Un'ottima analisi, complimenti. Sono daccordo in toto, esclusa la parte in cui devi <>. Non c'è nulla da spiegare, gli ultima anni ci hanno mostrato cambiamenti di idea dell'ultimo minuto ben peggiori. In Italia solo più che altrove.

Nardino
Anonimo ha detto…
Pure io sono all'estero, ma ti dirò che gli stranieri sorridono di più quando sentono parlare di Berlusconi e delle minorenni, sarà che qui c'è un altro senso del pudore - almeno "civico" - e dello Stato. A proposito di questo, viene in mente la faccenda della pagliuzza e della trave.
La questione è tutta qui, Fini o non Fini, sono tutte variazioni sul tema, ovvero su un potere smisurato che non accenna a voler lasciare il passo e a voler cambiare - mi riferisco ovviamente al potere politico ed economico di Berlusconi.
Poi l'appello alla nazione (un po' ottocentesco invero), che fa comodo ai mondiali di calcio e nelle crisi di governo, lo lascio volentieri agli alfieri della maggioranza, da Bondi a Cicchitto - un ex comunista e un ex pduista (presi a caso nel mucchio).
Può una persona dalla moralità immacolata come Berlusconi giudicare la coerenza di Fini?
Un uomo che ha avuto stretti contatti con la mafia (vedi: Dell'Utri) attacca sulle cucine Scavolini e sui cambi di bandiera. Uno che si è inventato il partito a Publitalia, una agenzia pubblicitaria. (E che cosa c'è di male? Appunto).
Non vorrei spostare l'attenzione, ma sono i particolari a fare la sostanza: penso agli ex-, ai redenti da ambo le parti, a chi ha un passato da dimenticare, ai due protagonisti e alle loro parabole politiche.
Vedo cosa difendono e mi domando: vale proprio la pena scomodare l'orgoglio patrio, alti valori, la coerenza e la nobiltà della politica?
[Leonardo]
Andrea Marinelli ha detto…
Ciao Andrew, io sono stato uno dei primi a comprare il libro di Fini uscito a novembre dello scorso anno, il titolo del libro è "Il futuro della libertà" e, appena ho iniziato a leggerlo ho subito capito che nella testa di quest'uomo qualcosa non filava dritto, per avere conferme mi è bastato attendere ogni giro di orologio per vederlo manifestare a 360° la sua più innata ambiguità. Sinceramente all'inizio quando ha iniziato a fare politica dalla poltrona che tutt'ora siede ho pensato che fosse stata una esplicita trovata di Napolitano, il quale preoccupato da Bossi e i suoi, ha interpellato Fini per fermare l'avanzata leghista che, dai sondaggi pareva spodestare anche dove il rosso governava da anni. Poi ho cominciato a pensare che il suo problema fosse Berlusconi, continuando a chedermi tra me e me: ma allora come mai solo qualche anno fa ha accettato di andarci insieme alle elezioni? Non poteva fare come Casini e strsene buono attendendo un momento più propizio? Dubbi i miei ancora irrisolti. Poco dopo è "nato" Fli, ma lui siede ancora quella poltrona. Diciamo che nei 4 punti in cui gli hai attribuito la dimenticata responsabilità, la vedo come te, ma credo che la settimana prossima Berlusconi riceverà la maggioranza, e se così non fosse per colpa di Fini, finiani e futuristi, allora ci ritroveremo qui a parlare. Però una cosa voglio precisare, secondo me quella che tu chiami una conversione radicale, è sbagliata solo perchè non è la prima conversione radicale che ha, -e se vuoi posso elencartele tutte partendo dal'Msi ad oggi-, quindi o forse è un segno di instabilità mentale la sua, o forse è davvero un attenzione a certe novità alle quali le famiglie politiche del centrodestra in Europa sono molto più attente da anni.
Unknown ha detto…
@Nardino: esclusa la parte in cui devo?

@Leonardo: Ciao Leonardo, benvenuto sul blog. Vedi, questo articolo tenta di pensare la cosa oltre Berlusconi, Fini, Casini e chi vogliamo che sia; per questo motivo non ho nominato i politici con il proprio nome, ma ho alluso solo al loro ruolo. Quello che mi interessa è sottolineare come un politico con quel ruolo obbedisca a queste logiche di mero mercato dei polli. Non si tratta di avercela con Fini, l'articolo mira a puntare il dito contro questo nostro... malcostume? vizio? quel che vuoi insomma. Tralasciamo Berlusconi almeno per una volta e pensiamo a come e con quali figure stiamo iniziando l'era politica dopo-Berlusconi. A me è quello che spaventa, non il passato.

@Andrea: beh, siamo totalmente d'accordo. Sull'ultimo punto: no, non è nè instabilità mentale nè attenzione alle politiche dei centrodestra europei, ma è solo la solita voglia di potere e volontà di potenza. Il problema non è Fini, ma il fatto che tra tante parole e tanti auspici, qui non siamo ancora usciti dalla prima Repubblica, quando invece ne dovremmo progettare... la terza?
Anonimo ha detto…
Caro Andrea,
la tua analisi mi sembra troppo superficiale. Se Fini avesse ragione? Se dal punto di vista politico Berlusconi avesse realmente fallito?
Non berti tutto quello che ti propinano usa il cervello che non ti manca affatto e ragiona.
Dimmi un solo motivo politico per restare con Berlusconi? e chiediti a chi dovrai inginocchiarti prima o poi per esercitare la tua libertà democratica.
Con la stima di un uomo libero.
Anonimo ha detto…
Grazie, dell'invito! Leggendo mi pareva abbastanza tagliato su Fini, ma allora se la preoccupazione è capire quale futuro aspetta l'Italia, al di là delle personalità, di Fini, Casini, Berlusconi, etc., allora andrebbe detto che il clima che si è creato in 17 anni di era berlusconiana è stato quello di una profonda divisione culturale e forse antropologica del Paese. Ricominciare a dire - come fa Fini - che lui è di destra ma che l'altra parte politica non è demoniaca e che alcune idee possono essere condivise (immigrazione, memoria storica, identità nazionale, valori costituzionali) non è faccenda di poco conto, al di là delle cucine e delle cortigiane varie.
Poi purtroppo non possiamo fare i conti senza l'oste, e immaginare tutto questo senza ricordarsi chi sono gli attori in scena, a mio parere, è una piacevole astrazione, a cui mi abbandonerei volentieri. Pare che dai sondaggi (risate, please) il 75% degli italiani voglia andare a votare in caso di elezioni, cioè che una buona parte di popolazione sia ancora attenta e legata alla rappresentanza politica. Nonostante tutto, verrebbe da dire.
C'è poi da dire che Fini viene descritto come un traditore, ma tutti nel campo del centrodestra si stanno muovendo e stanno tramando, penso soltanto che lui abbia saputo sfruttare il proprio carisma e abbia capito per tempo quale strada intraprendere per uscire dal berlusconismo. Vedremo come andrà a finire. Mi pare che stia dando un apporto importante alla discussione pubblica, e prima o poi in Italia dovremo fare i conti e ricucire lo strappo che si è creato in questi anni.
Noterella di folklore: in Veneto è stato creato il movimento "Verso nord", fondato da Cacciari, vi partecipano personaggi (che non stimo) provenienti dal Pd, ha relazioni con la fondazione di Montezemolo (Italia qualcosa, non ricordo, sono troppe!) e anche con esponenti del Pdl, tra i vari un certo Sacconi.
[Leonardo]
Unknown ha detto…
Caro Anonimo, che il berlusconismo sia finito non posso che essere d'accordo! D'altronde lo vado dicendo anch'io da tempo e potrai leggerlo su vari articoli della Cittadella (ad esempio proprio nell'articolo riguardante la prima spaccatura Fini-Berlusconi, che scrissi il 29 luglio 2010 http://andreafiamma.blogspot.com/2010/07/il-pdl-e-finito-adesso-costruiamo-il.html ). Come vedi, dunque, anch'io sono convinto che il berlusconismo - e con esso, spero, il bipolarismo - sia al tramonto e che l'Italia debba avviarsi verso una nuova èra politica, magari attraverso l'apertura di una nuova fase costituente dei partiti, che mai come ora stanno mancando tantissimo al paese. Ma il discorso, permettimi, lo cerco di fare dalla mia postazione, un po' esterna al PDL, e cerco di far notare come il cammino di Fini, alla lunga, sia tutt'altro che responsabile verso gli elettori: insomma, cerco di dire che questa nuova èra politica non può partire con Fini perchè lui è come tutti gli altri e a tratti anche peggio: difatti per carità cristiana ho fatto a meno di citare la casa a Montecarlo e come ha saputo sfruttare a proprio uso i beni del partito perchè quelle sono vicende che riguardano l'interno del partito e non la responsabilità dinanzi agli elettori; vicende dalle quali non sarebbe uscito indenne, se vogliamo, ma il mio obiettivo non è quello di screditare Fini a tutti i costi, ma di ragionare sul futuro della politica. Grazie per il contributo e gli apprezzamenti! ;)



@Leonardo: Sì devo dire che siamo d'accordo, soprattutto con l'analisi dell'attualità, da cui dobbiamo inevitabilmente partire. Bisogna ricominciare con un'analisi concreta e pragmatica della realtà attuale ed è, credo, un po' quello che sta facendo Verso Nord di Cacciari, che è un po' il mio "maestro" in filosofia. Dunque conosco bene l'esperienza di Verso Nord e sono d'accordo con te quando sostieni che questa dìnamis politica sta facendo bene all'Italia e forse può riavvicinare molti italiani alle urne, come indica il sondaggio da te citato. Una cosa sola è certa e la torno a ripetere: il rischio è che da questa fase ci si riaggreghi più o meno come prima, con qualche leader in meno ma con gli stessi usi, costumi e cattivi maestri che hanno caratterizzato questa nostra Italia per troppo tempo.
Marco Di Sciullo ha detto…
Carissimo Andrea, quello a cui stiamo assistendo è tratto da un copione già scritto e che tanti sostenitori della destra, pur conoscendolo, hanno sempre cercato di esorcizzarlo. I valori della destra e del conservatorismo illuminato sono cose troppo serie, troppo importanti per essere rappresentate ed affidate ad un manipolo di faccendieri ex-comunisti, ex-socialisti, ex-missini con a capo un imprenditore rampante e con amicizie molto vicine alla criminalità organizzata. Fini, a mio avviso, conosceva bene l'origine di Forza Italia eppure non ha battuto ciglio quando si è trattato di far scomparire Alleanza Nazionale dentro il "buco nero" del Popolo delle Libertà.
Io non sono un elettore della destra eppure ne condivido molti valori ed ho sempre auspicato che anche in Italia, ed aggiungo FINALMENTE ,potesse nascere un vero partito di destra simile a quelle che conosciamo in Germania, in Francia ed in tutti i grandi paesi retti da sistemi sinceramente democratici.
Caro Andrea, sono d'accordo con te quanto rispondendo a @Leonardo paventi il rischio che in Italia le cose potrebbero non cambiare e ritrovarsi ancora con "vecchi ed antichi maestri che hanno caratterizzato questa nostra Italia per troppo tempo". Sì, amico mio, questo è un rischio molto reale.
Detto ciò credo che non sia proprio il caso di perdere ancora tempo a discutere del degrado in cui siamo ridotti ; è una questione di decenza ,amor proprio e riservatezza.
L'augurio che faccio a tutte le persone che sono in politica o che si accingono a farla è di essere attenti alla storia, passata e recente, facendo tesoro delle virtù ed evitando il "vizio" e gli errori commessi.
A presto.
Carlo ha detto…
Anche io, Andrea, trovo che la tua analisi sia superficiale e piuttsto faziosa.
Premetto che non sono un fan di Fini, nè odio Berlusconi. Non ho nessuna difficoltà a credere che Fini abbia deciso di rompere con Berlusconi spinto soprattutto dalla necessità di ritagliarsi uno spazio politico, che vedeva restringersi con la nascita del PdL. Ma non ho neppure difficoltà a pensare che Berlusconi operi soprattutto spinto da interessi personali. Così come, d'altra parte, gli altri uomini politici. Berlusconi ha interessi "grossi" e li ha sempre perseguiti con determinazione.
In secondo luogo, il mio lavoro nell'Università mi porta ad avere relazioni personali con colleghi stranieri, presso i quali Berlusconi gode di scarsissima considerazione, sia per lo stile di vita che conduce sia proprio per quei "grossi" interessi di cui sopra. Anche la scelta di Fini non è compresa dai più all'estero, ma suscita un qualche interesse proprio perchè viene a mettere in crisi lo scenario italiano attuale, che non è considerato, all'estero, dei migliori.
Se si passa ai temi su cui si articola la proposta di Fini, non c'è dubbio che le sue attuali posizioni siano lontane o, addirittura, opposte da quelle tenute in passato. Quindi, penso che Fini non possa contestare chi gli rimprovera di aver "tradito" certe opinioni precedenti. Ma, per me, il punto è un altro. Erano più vicine alle mie le vecchie opinioni di Fini o lo sono quelle odierne ? La mia risposta è che mi sento più vicino a delle posizione più inclusive sull'immigrazione, più laiche sul tema del rapporto fra religione e politica, più intransigenti sul tema della legalità. Quando Fini ha ammesso di non avere una posizione "militante" sul tema del "fine-vita", ma soprattutto tanti dubbi e tante domande, ha manifestato, su tale delicato tema, una sensibilità molto vicina alla mia. Molto più di quelli che nel centro-destra chiamavano "assassino" Beppino Englaro o affermavano che la Englaro, nello stato in cui era ridotta, potesse, addirittura, avere dei figli.
Per questi motivi, io non mi sento di giiudicare Fini un "irresponsabile", come fai tu.
Anche perchè il governo attuale non è all'altezza della situazione, come affermano da tempo i vescovi italiani e la Confindustria, e come dimostra, a mio avviso, la Riforma Gelmini sull'università che non è assolutamente una buona cura per i tanti mali dell'Università italiana.
Anonimo ha detto…
Caro Andrea, perchè avevi qualche dubbio sugli opportunisti della politica? La crisi del PDL è una vera e propria lotta di potere e il "cinico" ha capito troppo tardi che ormai il Berlusca gli aveva fregato tutti i suoi colonnelli e che all'interno del Pdl Fini non contava più nulla.
Un dirigente e basta a cui avevano dato il contentino della Presidenza della Camera (e guarda che non è poca cosa visto che un presidente della camera anche quando termina il suo mandato mantiene un ufficio con 7 dipendenti a Palazzo Chigi).
Ma il problema di Fini è che lui ambisce ad essere il Presidente del Consiglio e le condizioni attuali non glielo permettono, visto anche il rapporto con la Lega.
Fini in sostanza si è scavato la sua fossa nel momento in cui si è dato vita al PDL.
Errore di valutazione, ma a questi errori di valutazione del Sig. Fini, penso ci stiamo abituando (vedi la vicenda Tulliani).
Ora però permittimi di dirti che da parte di un giovane il problema da porsi non è tanto quello se Fini sia cinico o meno, ma sulle opportune campagne giornalistiche che i giornali del Presidente del Consiglio fanno sui personaggi che a ragione o a torto sono contro di lui.
A proposito l'attentato a Belpietro che fine ha fatto non ne sento più parlare. Come mai?
Qualcuno sa darmi ragguagli al riguardo?
Antonio Felice
Unknown ha detto…
Ciao Carlo, bentornato sul blog! Mi spiace che tu abbia considerato il mio intervento fazioso, anche perchè non ho certo intenzione o interesse a stare a difendere l'uno o l'altro. Guarda, so bene quanto l'azione politica di Fini sia guardata con interesse all'estero! Tant'è vero che la cornice "estera" dell'articolo non è un artificio letterario o un modo per alzare il tono della discussione, quasi da radical-chic, bensì è il reale contesto nel quale è nata la riflessione. Vada bene tutto ciò che scrivi su Berlusconi e sull'attuale maggioranza, è chiaro, ma quando alcuni amici tedeschi mi hanno chiesto di Fini e del rinnovamento della politica italiana di cui si sta facendo paladino, ho avuto parecchie difficoltà ad esprimermi con favore. Allora posso dire di condividere buona parte del tuo intervento. Mi sento meno incline a giudicare il passaggio politico di Fini in relazione alle mi opinioni, come invece proponevi nella seconda parte dell'intervento - "Erano più vicine alle mie le vecchie opinioni di Fini o lo sono quelle odierne?" - e alcuni passaggi sulla Riforma Gelmini, che nonostante sia passata alla stampa come male asosluto dell'università italiana, a mio avviso contiene alcune riforme interessanti, che ovviamente saranno buttate a mare insieme all'acqua sporca. A presto!

Antonio vedo che siamo (finalmente!) d'accordo sull'analisi politica! Invece ancora una volta mi sembra inutile discutere del Giornale o delle campagna politiche e mi sembra più interessante discutere del futuro della politica e della nuova era post-berlusconiana. Dice bene l'amico Marco Di Sciullo: "Detto ciò credo che non sia proprio il caso di perdere ancora tempo a discutere del degrado in cui siamo ridotti ; è una questione di decenza ,amor proprio e riservatezza."

Però in questo senso, sulla vicenda Tulliani e sul giornale, vorrei risponderti perchè ne abbiamo parlato tanto ma forse è bene tornarci e cercare di chiudere l'argomento - almeno su questo blog. Guarda, ti stupirà ma ho una concezione fortemente liberale del giornalismo e credo poco agli adulatori dell'informazione "pura" e "oggettiva" - sono troppo impregnato di kantismo per questo. Ogni realtà non può che essere vista attraverso una "lente rossa", scriveva Wittgenstein, perdendone inevitabilmente l'oggettività: ogni punto di vista rimarrà limitato e allora attingere alla "purezza" dell'informazione mi pare pressocchè utopico. Allora così come a mio avviso è lecito che ci siano giornali dei partiti di sinistra, legati anche con finanziamenti etc., è lecito che altri siano legati al centro-destra. Il problema di molte persone di sinistra è che non sono mai riuscite ad accettare che l'informazione può passare anche nelle mani di altri, dopo che per anni ne hanno detenuto il monopolio. In America nessuno si sogna di attaccare la Fox o altri canali di proprietà di Murdoch, perchè comunque ne esistono altri gestiti dagli schieramente opposti. Allora se da una parte è vero che in Italia c'è "un evidente problema di conflitto di interessi", per riprendere parole famose, è altrettanto vero che l'opposizione non ha mai saputo:
1) nè fare una legge per abolire questo conflitto di interessi
2) nè, su modello americano, "rispondere" con un'alternativa imprenditoriale televisiva credibile (ci hanno provato con YouDem, ma nessuno si scandalizzerà se dico come come televisione vale meno di zero).

Questo però non significa che tutta l'informazione debba essere gestita. Secondo me soltanto in una piena libertà di scrittura e informazione possono nascere esperienze interessanti: dato per scontato che alcuni giornali sono di una parte politica, altri di un'altra e altra ancora, forse qualcuno potrà pensare a creare davvero qualcosa di nuovo.
Unknown ha detto…
Allora concedetemi la marchetta: la nostra OfficinaOrtonaNews è un modello di questo pluralismo di cui vado parlando. Ognuno in redazione ha le proprie idee, ma ciò che conta è la libertà di scrittura e il pluralismo delle voci: in redaizone c'è gente che vota PDL, FI, UDC, PD, IDV e Rifondazione - e se vuoi in privato ti faccio anche i nomi. Questo significa che un modello nuovo è possibile, un futuro condiviso oltre gli ostacoli della becera polemica o dei bunker di partito, la cui mentalità chiusa e ghettizzante - che, permettimi Zio, ha dato vita anche alla tua osservazione - deve lasciare il passo al futuro e alle nuove generazioni.

Un caro saluto a tutti e grazie per la ricchezza di spunti e argomenti trattati!
Anonimo ha detto…
Caro Andrea, permettimi di dissentire da ciò che tu affermi. Io penso che in Italia non ci sia mai stata una informazione veramente LIBERA e più che mai un'informazione come monopolio della sinistra (magari... avrei fatto i salti di gioia). A meno che tu non pensi che quella gentaglia che oggi affolla le sezioni (a proposito esistono ancora?) del PD o di altri partiti che dicono a parole di fare opposizione. Ma opposizione a chi? A quelli con cui condividono interessi e affari?
Tu pensa che noi in Italia abbiamo il sindacato più "FORTE" del mondo eppure non si riesce a convocare uno sciopero generale, e le ragioni c'è ne sono state a iosa. Ma come puoi pensare che la stessa FIOM cerchi lo scontro vero con il Governo e con lo stesso Berlusconi se ad esempio i fondi pensioni dei Metalmeccanici sono gestiti insieme da: Fiat-Berlusconi-finmeccanica-confidustria e il sindacato nella sua interezza? (vale a dire FIM-UILM-FIOM-UGL ecc.)
La sinistra, o meglio il socialismo, è una cosa diversa.
Non si mischia con chi ha interessi propri nella gestione della cosa pubblica, non fa affari, non cerca il profitto a tutti i costi.
Il socialismo lo fa chi non vuole avere "ricavi" dalla sua attività.
Forse questa è una visione "francescana" però posso assicurarti che di dirigenti e militanti che ho conosciuto e da cui ho tratto insegnamento hanno operato in questo modo.
Pertanto nelle nostre, e spero numerose, discussioni cerchiamo almeno di capirci sui termini.
Oggi in Italia non esiste una sinistra. Esiste un'aggregazione di faccendieri che prende voti sia da elettori che sono contro Berlusconi a priori, sia da quella parte di elettorato che è stato sempre abituato a votare a sinistra e che spera che tutto ciò che questa gang sta facendo sia per il bene della popolazione.
Ovviamente, e visti i risultati, devi darmi atto, si riduce sempre più e si incrementa il voto di protesta, che purtroppo va anche a partiti governativi (guarda la lega e Di Pietro).
Purtroppo e me ne convinco sempre più che noi non siamo maturi per un voto responsabile. Votiamo un partito per come questo si presenta in TV e quanti "sponsor" nei mass-media riesce a recuperare.
Antonio Felice
Marco Di Sciullo ha detto…
Bisogna, comunque,riconoscere all'On.Fini, carissimo Andrea, di aver "movimentato" le acque della destra che evidenziano evidenti segnali di putrefazione.
Anche da quelle parti si è compreso che il bipolarismo è finito ; non è possibile far convivere idealità, programmi e valori che, per molti aspetti, sono antagonisti.
La coalizione di centro-sinistra ha già ampiamente sperimentato tale fallimento. Ricordiamoci del governo Prodi e della convivenza tra Bertinotti,Diliberto,Mastella e via dicendo.
Oggi si va formando, per fortuna, un raggruppamento di centro che potrebbe veramente rappresentare una società moderna, come la nostra,in tutte le sue svariate particolarità. Una coalizione di moderati che sappia ben sintetizzare le culture prevalenti , quella cristiana e quella laica.
Io non so ancora se l'On. Fini potrà essere organico a questo nuovo raggruppamento ; è certo però che tutte le sue ultime dichiarazioni pubbliche vanno in questo senso.
Personalmente da molto tempo auspico che si realizzi un grande polo di centro con l'UDC-Fli-Api-PD. E' chiaro che ciò implica, in particolare, che il PD faccia una scelta di campo definitiva lasciando a sinistra i partiti ed i movimenti che , a questo punto, potrebbero anch'essi ritrovare un momento di sintesi costituendosi quale polo di sinistra. Così come potrebbe fare il partito di Berlusconi o quel che ne rimane il quale con la Lega Nord ed altre formazioni di estrema destra potrebbero costituire un polo di destra.
Gli italiani così avrebbero veramente delle opzioni omogenee sulle quali puntare per contribuire a realizzare governi stabili.
E' evidente che la mia personale adesione andrebbe per il raggruppamento di centro .
Concludendo penso che l'On.Fini ed i suoi amici di FLI, anche se in ritardo, stiano facendo una cosa molto utile alla politica nostrana e pertanto meritano il mio apprezzamento.
Carlo ha detto…
Caro Andrea, penso di aver sbagliato a definire "fazioso" il tuo intervento, per cui ritiro questo aggettivo. Ma il "superficiale" resta, perchè occorre, secondo me, valutare soprattutto le posizioni del Fini di "oggi", che non mi dispiacciono e sono meglio di quelle del Fini di "ieri".
Neppure io penso che il DDL Gelmini sia il "male assoluto". Io non uso queste categorie "teologiche", per una legge sulla Università. Però resta il fatto che il DDL non risolve la questione di un reclutamento "trasparente", nè incide troppo sulla indispensabile "virtuosa" concorrenza fra le sedi ed i Dipartimenti universitari. Inoltre, il DDL cancella di fatto la generazione dei 30nni dall'Università perchè promette loro che dopo altri 6 anni di precariato (che non contesto), ci sarà la possibilità di un posto di "associato", che sarà però resa "impossibile" dall'assenza di soldi. Bisognava iniziare a "mettere da parte" fin da oggi un pò di risorse per ciò.
Infine, l'ingresso dei privati nei CdA non mi persuade. E non perchè sia contrario, in linea di principio, a ciò, ma perchè il DDL non spiega "quali" privati saranno. E se fossero solo dei politici di terzo ordine, come nelle ASL ?
Concludo sull'emendamento "parentopoli" che è una stupidità incostituzionale, visto che occorre fermare i "parenti" incapaci, non quelli capaci, ed è pure facilmente aggirabile da "scambi" di vario genere.
Ecco perchè, e non per motivipolitici, il DDL non mi piace.
Unknown ha detto…
Marco io ho grossi problemi a pensare il PD nella coalizione di centro. Auspico piuttosto che torni più "a sinistra", ovvero, in un certo senso, che faccia un passo indeitro: torniamo a margherita e DS, che è meglio.


Carlo, fai bene a citare i punti del DDL nel dettaglio; hai ragione quando dici che il decreto non riesce a creare "virtuosa" concorrenza tra gli atenei, ma secondo me questo accade perchè è persino "troppo leggero"! I punti da te toccati sono condivisibili, ma si possono comunque leggere come un passo positivo verso una riforma più radicale, che ci vorrebbe tutta; ma in Italia appena fai un passo avanti ti fermano! Ha ragione chi dice che le proteste favoriscono solo i baroni e ho tanti esempi che potrei fare. Un'altro punto interessante che non hai citato - e secondo me totalmente positivo - è l'assegnazione dei dottorati per categorie nazionali: togliere l'autonomia degli atenei significa limitare del tutto quei fenomeni di clientelismo o di parentopoli che ci stanno mangiano dall'interno; e in questa direzione va anche il divieto di assumere parenti fino al 2°grado, che citavi, per quanto tagli (inevitabilmente?) con l'accetta.
Carlo ha detto…
Dubito, Andrea, che il DDL tolga potere ai baroni. Con il DDL il potere dei baroni resta inalterato. Le dichiarazioni della Gelmini sono parole vuote, non si capisce se dette in malafede oppure da una persona che non si rende conto di quello che fa. E ti spiego perchè. Il sistema di reclutamento prevede due fasi. La prima è l'abilitazione a lista aperta. Commissione sorteggiata, criteri già stabiliti in partenza. A tal proposito la Gelmini aveva chiesto al CUN di stabilire dei criteri di selezione (in pratica un numero minimo di pubblicazioni necessarie per l'abilitazione). Il CUN ha fornito il suo parere con i criteri, ma solo dopo l'eventuale approvazione del DDL si vedrà cosa deciderà la Gelmini nei decreti attuativi del DDL. In teoria il sistema della abilitazione dovrebbe dare ad un candidato capace ma senza spinte baronali la possibilità di prendere l'abilitazione grazie ai suoi meriti. Ma a questo punto, c'è solo la "possibilità" di un reclutamento. Affinchè diventi realtà, ci deve essere un Dipartimento che bandisca un posto e che, con una sua selezione interna, scelga proprio quel candidato capace di cui sopra. Ora è evidente che se quel candidato non è gradito, nessun Dipartimento bandirà un posto per chiamarlo. Il posto verrà bandito solo ed esclusivamente il barone di turno avrà il SUO candidato con l'abilitazione. Altrimenti non farà bandire nessun posto ed il candidato capace ma senza spinte baronali resterà abilitato...a casa sua.
Per questo quando si dice che il DDL colpisce i baroni, stabilisce criteri meritocratici e trasparenti, etc etc., si dice una colossale fesseria, che può essere creduta solo (e sono la maggior parte degli italiani) non ha letto nel dettaglio il DDL e, soprattutto, non sa come funziona il sistema. Credimi, è desolante vedere come i politici italiani parlino a vanvera (o in malafede).
Faccio una facile promessa. Fra 4 o 6 anni, i giornali parleranno ancora di cervelli in fuga, con l'unica differenza rispetto ad oggi che costoro avrabbo pure una inutile abilitazione in tasca. Diranno "Sono bravo, ho pure l'abilitazione, ma nessuno mi chiama !!!". Accetto scommesse.
Se si voleva davvero tagliare le unghie ai baroni occorreva fare un'altra cosa. Vincolare i fondi dei Dipartimenti ai risultati dei nuovo assunti, in modo da mettere i Dipartimenti in competizione per bandire dei posti solo per prendere i migliori, in grado di far avere fondi ai Dipartimenti. Condannare alla chiusura chi prende gente incapace. Mi dirai: ma c'è l'abilitazione !!! Io temo che sarà una ope legis. Todos caballeros !!! Per cui alla fine viene chiamato solo chi è gradito e chi non lo è resta a casa (con l'abilitazione !!! sic !!).
Il discorso parentopoli non funziona perchè i baroni faranno gli scambi !!!! Io prendo il tuo e tu prendi il mio...come fanno già oggi...
Unknown ha detto…
Carlo grazie del commento, grazie a te ci sto capendo di più. Ma a tuo avviso chi attacca la riforma ha queste tue stesse motivazioni? Sei uno dei pochissimi che sa opporre argomenti e se l'opposizione si fosse fatta in questo modo - nel modo intelligente e discorsivo, non spaccando vetrine - staremmo a parlare di tutt'altra cosa!
Carlo ha detto…
Dipende.
Sicuramente la maggior parte degli studenti che protestano non ha letto la Legge Gelmini, si limitano a considerare solo un punto, molto importante, che però appartiene più alla politica generale del Governo Berlusconi sull'Università che alla Legge Gelmini, ossia i tagli ai finanziamenti. Il miliardo di euro inserito nella Finanziaria di quest'anno è, in realtà, solo il parziale recupero di un taglio ben maggiore, circa 1.3-1,4 miliardi, previsti dalla pianificazione triennale fatta da Tremonti lo scorso anno, nell'estate 2009.
Gli studenti, anche i miei studenti, notano che le tasse universitarie aumentano, le borse di studio diminuiscono e tanti servizi offerti dall'Università, anno dopo anno, perdono di qualità perchè non ci sono soldi. Per cui protestano perchè vedono un sistema impoverito e, oltretutto, sanno benissimo che una volta laureati troveranno soprattutto precarietà.
Carlo ha detto…
Chi sta dall'altra parte della cattedra, dai ricercatori precari in su conosce la Legge Gelmini e vede che tanti principi giusti (il merito, la valutazione, etc.) restano sulla carta. Ad esempio, la valutazione della qualità della ricerca. Essa è demandata all'ANVUR. L'ANVUR è una invenzione di Mussi, del Governo Prodi. Mussi, nel 2007, predispose uno Statuto per l'ANVUR, che non riuscì a fare approvare. La Gelmini disse subito che l'idea dell'ANVUR andava bene, ma che lo Statuto proposto da Mussi andava cambiato. Lo ha fatto, ma finora, anche perchè non sono stati assegnati i fondi, l'ANVUR è inoperante. Per cui, ad oggi, la valutazione non viene fatta. La famosa quota meritocratica del 7% del finanziamento alle Università è basata su valutazioni di merito fatte prima, da un altro organismo, che l'ANVUR avrebbe dovuto sostituire, il CIVR (se non ricordo male la sigla), le cui valutazioni riguardano però la ricerca fatta, credo, nel 2004 o giù di lì.
Quindi, il Ministro si riempe la bocca di parole come "valutazione" e "merito" che sono l'ovvio pane quotidiano di qualsiasi università nel mondo, ma, nei fatti, non ha ancora reso operante il meccanismo di valutazione. Non saprei dirti perchè, in oltre due anni di Governo Berlusconi, l'ANVUR sia ancora sulla carta. La mia sensazione è che questi politici, loro e gli altri, hanno solo l'interesse di "fare l'annuncio". Tanto la stragrande maggioranza degli italiani non è in grado di giudicare il contenuto delle leggi e una minoranza di poche decine di migliaia di persone su 60 milioni sarà, poi, in grado di valutare gli effetti della Legge.
Tranne i Rettori, che vedono rafforzati i loro poteri, chi vive nella Università dai precari agli associati si rende conto che, nonostante tante belle parole, questa Riforma è piena di "pie intenzioni", ma, nei fatti, non riuscirà a migliorare il sistema, anche perchè senza soldi passi avanti non se ne fanno. Intendiamoci, gli universitari hanno tante colpe. Ma la Riforma mi sembra l'ennesima occasione perduta. Io non ho la soluzione del problema, ma sarei stato molto più radicale sul reclutamento. Avrei fissato delle quote di eccellenza nei concorsi. Ossia, promuoviamo solo il 10% del personale in servizio sulla base di una graduatoria di merito basata su parametri internazionalmente riconosciuti (tipo ISI), finanziamo i Dipartimenti sulla base dei risultati (fino a chiudere quelli che non hanno un ranking minimo), paghiamo il personale sulla base dei risultati, facciamo un piano straordinario di reclutamento dei precari utilizzando i soldi ottenuti dal pensionamento di tutti gli "strutturati" che non superano una valutazione (sempre basata su parametri ISI), ossia immettiamo forze fresche di qualità e togliamo chi non è più attivo scientificamente, che al limite resta ad insegnare con contratti di insegnamento se ci sono insegnamenti scoperti, ma va fuori dal sistema. Ovviamente, ingresso solo per il 10% migliore dei precari in ogni settore, non per tutti.
Fantasie, che nessuno avrà mai il coraggio di mettere in una legge, perchè ci sarebbe la levata di scudi dei "maestri" che vogliono (e con la Gelmini continueranno) decidere chi deve entrare, chi deve fare carriera e chi deve restare fuori dal sistema ed emigrare.

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