Platone: "conoscere è ricordare"

Questa mattina ci soffermiamo brevemente sul Menone, che forse è l'opera dove più di ogni altra viene tematizzata conoscenza come attività di metempsicosi. Nel passo 81b, Socrate introduce il nostro tema sostenendo l'immortalità dell'anima e appoggiandosi anche ai versi di Pindaro; egli afferma che «essa ha un suo compimento – che si dice morire –, ora rinasce, ma che mai essa va distrutta […]. L'anima, dunque, poiché immortale e più volte rinata, avendo veduto il mondo di qua e quello dell'Ade, in una parola tutte quante le cose, non c'è dubbio che abbia appreso». Alla dottrina della metempsicosi, segue la concezione secondo cui la conoscenza sia fondamentalmente un processo di ricordo di idee innate nell'anima, che l'esperienza in questo mondo e la percezione sensibile contribuiscono a “risvegliare”: «non v'è dunque da stupirsi se può fare riemergere alla mente ciò che prima conosceva della virtù e di tutto il resto. Poiché […] ha tutto appreso, nulla impedisce che l'anima, ricordando (“ricordo” che gli uomini chiamano apprendimento) una sola cosa, trovi da sé tutte le altre […]. Cercare ed apprendere sono, nel loro complesso, reminiscenza». Platone lo testimonia con un lungo racconto, in cui Socrate mostra a Menone come egli sia riuscito a far “ricordare” ad un servo alcune importanti proprietà di un triangolo tracciato sulla sabbia. Se le idee sono innate nella mente, che le conobbe prima di “cadere” nel corpo e proprio a causa della “caduta” sono state dimenticate, allora l'attività di ricerca non dovrà dirigersi verso il l'esterno, i sensi e le percezioni – come nel modello aristotelico; anzi, poiché l'unione con il corpo fu proprio causa dell'oblio, affidarsi ai sensi diventa una strategia controproducente: per ricordare sarà necessario, al contrario, allontanarsi dal corpo. La conoscenza consiste quindi in un'attività di riflessione su se stessi, di distacco, di «morte del corpo» e di «intimità» nell'anima, dove, più propriamente, risiedono le forme e le conoscenze dei principi.

Commenti

Luciano A. ha detto…
"Io sono la verità e la vita....." Frase citata nel Vangelo e si riferisce a Gesù Cristo.Egli in qualità di 'figlio di Dio'è il portatore di verità in quanto è il portavoce di Dio...Tutto quello che ha detto,ha insegnato (a parole e con le azioni) è verità perche cio' che insegnava proveniva dal Padre.Lavare i piedi agli apostoli è una lezione di umiltà dimostrata anche con le azioni...non stabilì un rito ma un esempio da imitare.Quando rimprovera gli scribi ,gli insegnanti della legge, è un insegnamento ....La verità non è conoscenza mentale...piuttosto è conoscenza messa in pratica. Solo che la gente è abituata a sentire solo parole e quando non è accompagnata dalle opere tali verità le rifiuta... sempre più persone si identificano con la frase:"sono.........non praticante". Ma dove siamo?Ecco la verità esiste ma non viene accettata perchè si vuol fare i propri comodi... Non bisogna avere solo una conoscenza mentate o dottrinale La verità per essere tale và vissuta ..insegnata con l'esempio.. Ricordo di aver letto le parole "tu che insegni a non rubare ,rubi?" ...Parole di San Paolo