L'armata Brancaleone: gli italiani si preparano per le Europee di maggio 2014
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Ma stavolta la partita pare diversa, e non solo per alcune incidentali candidature illustri – come quella forse confermata di Silvio Berlusconi, impegnato più a trovare una scappatoia parlamentare ai problemi giudiziari che veramente cosciente del progetto storico-filosofico dell'UE; quello che emerge è che oggi, forse per la prima volta, il popolo scottato dalla crisi ha preso coscienza della centralità delle decisioni prese a Bruxelles e della prossimità inaspettata delle cancellerie europee sulla vita quotidiana del pescatore di Sicilia e dell'Adriatico, dell'imprenditore marchigiano o del commerciante del centro di Roma. Inoltre a soffiare forte sulla già incendiaria bagarre elettorale contribuiscono quei movimenti politici che in questi anni hanno dipinto l'Europa e la moneta unica come causa d'ogni oscurità sul pianeta – magari, come nel caso dei 5Stelle, condendola con del complottismo antisemita rispolverato direttamente dal peggio che la Germania ha prodotto negli ultimi secoli.
Tale nuova concentrazione di aspettative e improbabili opinioni politiche sul futuro dell'Europa non assicura però l'osservatore mediamente informato che in questa tornata elettorale le cose si faranno per bene; in altri termini, il fatto che le telecamere saranno certamente fisse sul voto non dice ancora nulla sulla qualità dei candidati del partiti, sulla loro coscienza del momento storico-politico e sui programmi di rilancio dell'Unione Europea. Ad oggi i partiti italiani si limitano ad aderire alle liste che si vanno man mano costruendo, non apportando quasi mai contributi rilevanti in termini di idee – se non la stanca ripetizione di quei due o tre slogans economici sullo sforamento del tetto del 3% e altre pretese di (sempre maggiore) spesa pubblica che i più ripetono senza comprendere fino in fondo: Il PD aderisce al PSE, Lista Civica aderisce all'ALDE, il Nuovo Centrodestra al PPE e così via.
Per cui a ben vedere anche stavolta, nonostante tutto il tran tran mediatico, i partiti italiani si scoprono impreparati a reggere il confronto con le dinamiche politiche d'oltralpe, con i progetti bi-nazionali, con l'Europa delle lingue (oggi chi vuole essere classe dirigente deve parlare fluentemente almeno 3 lingue straniere), dell'Erasmus e dell'integrazione tra culture – facile e triste previsione – probabilmente a maggio si farà di nuovo la figura degli “italioti”: manderemo a Bruxelles un'armata Brancaleone con scarsa competenza ma soprattutto scarsissima visione politica. Mal che vada , invece, invaderemo il parlamento con una truppa di pentastellati che hanno imparato l'inglese dai filmati teosofici della Casaleggio&Associati. D'altronde questo è solo l'ennesimo effetto del solito e oramai vecchio problema politico italiano: lo sganciamento tra le filosofie politiche e i partiti come forme di rappresentazione ideologica della popolazione. Cioè è lo svuotamento ideologico dei partiti – lo stesso che gli ha fatto perdere il ruolo di corpo intermedio tra la popolazione e il governo.
Ma nonostante tutto c'è da essere ottimisti: lo spirito di sopravvivenza convoglierà i partiti verso le "grandi famiglie" europee di ampio respiro e che ancora coltivano dei valori di riferimento (dalla tradizione popolare, al socialismo, al conservatorismo, il liberalismo o l'autonomismo contrattualista – peccato che la Lega abbia smesso di leggere il prof. Miglio); e, in secondo luogo, la promozione del bipolarismo avvenuta con la nuova legge elettorale disincentiverà la frammentazione dei piccoli leaders e costringerà i politici a costruire prospettive di maggior visione culturale, come accade ovunque in Occidente. Insomma: ancora una volta abbiamo bisogno degli Alleati che vengano a rimettere ordine nel nostro paese. Branca, Branca, Branca!!!
*L'articolo è apparso anche su Pieghe Libertarie, il blog di Francesco Giampietri, che ringrazio (clicca qui per leggerlo)
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