Sante o eretiche?
Ieri sera su Rai3 è andata in onda una puntata della serie Enigma, condotta da Corrado Augias, con l'affascinante titolo "Streghe e mistiche" e su cui, dati i miei interessi, non posso non dire qualcosetta. Le varie voci che hanno dibattuto durante la trasmissione hanno contribuito a dare un'immagine globale abbastanza ricca, benchè tutto sommato il misticismo sia rimasto, dall'inizio alla fine, inquadrato nella categoria dell'irrazionale; ricalcando un tòpos più volte ripreso, lo stesso tipo di rigidità è toccata in sorte alla Chiesa Cattolica, che è stata disegnata, forse non completamente a torto, come un gigante avido di potere ma povero di spirito. Nonostante tutto mi sembra che la trasmissione abbia reso un discreto servizio per quanto riguarda il fenomeno (appunto, solo del "fenomeno") del misticismo se non altro per aver offerto al grande pubblico uno spunto su queste tematiche. Il nesso con cui Augias ha tentato di collegare la psicosi della stregoneria con il fenomeno del misticismo mi sembra abbastanza discutibile ma credo sia possibile comprenderlo adeguatamente a patto di notare i due nuclei su cui Augias aveva la pretesa di far leva, ossia il potere temporale della Chiesa e l'irrazionalità della fede, in particolare quella femminile: "Le streghe con lo sguardo rivolto verso gli inferi; le mistiche con gli occhi al cielo", ma entrambe donne che vissero l'esperienza erotico-estatica della fede come valvola di sfogo da un mondo che le attanagliava e che era retto, appunto, sulle ferree e dittatoriali regole ecclesiastiche. Da questo punto di vista, l'analisi non poteva che dipanarsi attraverso le varie forme, più o meno soprendenti, di cadute, o salite, ek-statiche, ossia di "uscita dal mondo", come spesso e non a caso ripeteva lo stesso Augias.
Giovanna d'Arco e Santa Teresa d'Avila sono stati esempi importanti e potrebbero tranquillamente esser lette soltanto da questa angolatura e forse su questo punto non sono totalmente ostile al taglio del programma. D'altronde rimango fedele a quella distinzione famosa tra "mistica della ragione" e "mistica del sentimento", come insegna K. Ruh, che a mio avviso risulta necessaria per farsi strada tra queste figure di donne, uniche nella loro espressione e irripetibili nel loro vissuto. Il discorso si fa tuttavia più complesso quando viene a toccare altre mistiche più "sostanziose" intellettualmente, come Margherita Porete, anch'essa abbandonata dai servizi del programma nel buio dell'irrazionalità. Mi sento di sottolineare come soprattutto Margherita, contemporanea di Ekchart e Dante, rappresenti qualcosa di più che una santarella sognatrice ma abbia una rilevanza filosofico e teologica notevole sia sul punto di vista storiografico che epistemologico. (cfr. ad esempio Margherita Porete nella discussione filosofica, di M. Pereira). Eppure probabilmente la stessa distinzione tra razionale e irrazionale risulta un mero idolo in questo caso. Ieri sera, ad esempio, è stato raramente pronunciato il termine "spiritualità": che non stia proprio lì la chiave per leggere Margherita?
Nell'accostarsi a queste esperienze di vita e di pensiero credo che sia necessario avere una buona coscienza storica dei problemi ma soprattutto un'apertura verso le loro ragioni, evitando di rimanere abbagliati dal contorno, dalla buccia. Per quanto riguarda autori a me più cari - Plotino, Eckhart, Dante, Cusano etc. - lo statuto razionale risulta più immediato, benchè ad una prima lettura emerga con difficoltà come, al contrario, il percorso sia razionalmente costruito già nei dettagli e anche per le mistiche dovremmo sforzarci di entrare e comprenderne le ragioni. Questo passo è possibile solo avendo chiari i modi attraverso i quali le tradizioni, a cui queste donne hanno fatto riferimento, hanno codificato il loro essere-al-mondo prima che il loro rapporto con il divino. Lungi dal voler giustificare l'incomprensione della mistica con un castello storiografico, mi sembra che se evitiamo di entrare in medias res allora ogni discussione sulla mistica risulterà sempre vaga e quell'atto di chiudere gli occhi (myein) sarà definito "irrazionale", con la solita dose di faciloneria. Certamente questo tipo di preparazione a cui faccio riferimento non può esser tema di una trasmissione televisiva, ma già da questi accenni si intuisce come a mio avviso la lettura del programma sia fuori tiro anche per analizzare i meri fenomeni. Sante o eretiche? Questo non importa, ciò che interessa, per ora, è rendere giustizia alla loro immagine, avvicinata persino alle superstizioni sulle streghe.
Giovanna d'Arco e Santa Teresa d'Avila sono stati esempi importanti e potrebbero tranquillamente esser lette soltanto da questa angolatura e forse su questo punto non sono totalmente ostile al taglio del programma. D'altronde rimango fedele a quella distinzione famosa tra "mistica della ragione" e "mistica del sentimento", come insegna K. Ruh, che a mio avviso risulta necessaria per farsi strada tra queste figure di donne, uniche nella loro espressione e irripetibili nel loro vissuto. Il discorso si fa tuttavia più complesso quando viene a toccare altre mistiche più "sostanziose" intellettualmente, come Margherita Porete, anch'essa abbandonata dai servizi del programma nel buio dell'irrazionalità. Mi sento di sottolineare come soprattutto Margherita, contemporanea di Ekchart e Dante, rappresenti qualcosa di più che una santarella sognatrice ma abbia una rilevanza filosofico e teologica notevole sia sul punto di vista storiografico che epistemologico. (cfr. ad esempio Margherita Porete nella discussione filosofica, di M. Pereira). Eppure probabilmente la stessa distinzione tra razionale e irrazionale risulta un mero idolo in questo caso. Ieri sera, ad esempio, è stato raramente pronunciato il termine "spiritualità": che non stia proprio lì la chiave per leggere Margherita?
Nell'accostarsi a queste esperienze di vita e di pensiero credo che sia necessario avere una buona coscienza storica dei problemi ma soprattutto un'apertura verso le loro ragioni, evitando di rimanere abbagliati dal contorno, dalla buccia. Per quanto riguarda autori a me più cari - Plotino, Eckhart, Dante, Cusano etc. - lo statuto razionale risulta più immediato, benchè ad una prima lettura emerga con difficoltà come, al contrario, il percorso sia razionalmente costruito già nei dettagli e anche per le mistiche dovremmo sforzarci di entrare e comprenderne le ragioni. Questo passo è possibile solo avendo chiari i modi attraverso i quali le tradizioni, a cui queste donne hanno fatto riferimento, hanno codificato il loro essere-al-mondo prima che il loro rapporto con il divino. Lungi dal voler giustificare l'incomprensione della mistica con un castello storiografico, mi sembra che se evitiamo di entrare in medias res allora ogni discussione sulla mistica risulterà sempre vaga e quell'atto di chiudere gli occhi (myein) sarà definito "irrazionale", con la solita dose di faciloneria. Certamente questo tipo di preparazione a cui faccio riferimento non può esser tema di una trasmissione televisiva, ma già da questi accenni si intuisce come a mio avviso la lettura del programma sia fuori tiro anche per analizzare i meri fenomeni. Sante o eretiche? Questo non importa, ciò che interessa, per ora, è rendere giustizia alla loro immagine, avvicinata persino alle superstizioni sulle streghe.
Commenti
Ma entrambi gli estremi, toccandosi, sono del tutto inaffrontabili a livello mediatico e superficiale. Si diranno o banalità o sciocchezze, data la delicatezza degli equilibri. Wittgenstein affermava che del mistico era meglio tacere, e il silenzio è una componente fondamentale del quadro (penso anche al silenzio dell'essere di Heidegger), ma se proprio se ne deve "parlare", se proprio si deve parlare di grandi cose, diceva Nietzsche, che almeno lo si faccia con grandezza. Il rischio è quello di finire a fare la fiction sul santone di turno, mondanizzando l'immondanizzabile, che è quello che poi interessa al pubblico, con più superstizione che fede!
PS: se ti capita leggi "A boccaperta", di Carmelo Bene. Sarebbe una sceneggiatura su un film (mai realizzato) su Giuseppe Desa da Copertino, che è però di fatto un elogio dell'estasi mistica contro ogni obbedienza ecclesiastica e nichilismo passivo.
PS: già che ci sono ti consiglio anche un'altra opera più modesta e che puoi vedere in un paio d'ore, La Voce della Luna di Federico Fellini, suo ultimo film. Se hai tempo mi saprai dire!
troppo vasto l'argomento, troppo declinato al femminile, troppo evasivo della fisicità.Il tema del mistico richiede spazio e discussioni.
non sono preparata ma credo che la spiritualità che distingue la ricerca dell'assoluto sia una fusione di anima e corpo verso una totalità. Esiste anche per i non credenti, i fuori dalla chiesa e sono certa che parta dalle viscere profonde della terra che tendono a vedere la luce.
patrizia garofalo
A Patrizia (piacere di conoscerti): grazie per il commento e condivido quanto scrivi in particolar modo sull'ascesi. In effetti per tutti questi autori (fino ad Hegel) lo stesso dualismo anima/corpo non può che essere superato nella dimensione dello spirito.
La Chiesa e il "credere" non sono difatti decisivi; anzi, talvolta sono consuiderati veri e propri limiti: è famosa l'espressione di Eckhart (condannata nella bolla) "Chi crede non è figlio di Dio" in quanto il credere implica sempre un dualismo. La mistica non ha a che fare con le teologie e le Chiese nella misura in cui è un'ascesi "assolutamente laica" come scrive spesso Marco Vannini.
:)
Inoltre gli studi "specialistici" su Ekchart sono abbastanza noiosi (anche per me) perciò, visto anche il tuo interesse "teoretico" ad amplio raggio, ti consiglio di iniziare da qualche testo ad amplio respiro. A questo proposito ti consiglio, sempre di Vannini, "Tesi per una riforma religiosa", un testo del 1996 con introduzione di Cacciari ma recentemente ristampato per Le lettere. Prova da lì e vedi cosa ti stimola ;)
Preparami un progettino!!!! Possibilmente testi degli autori, i saggi non mi entusiasmano! :D
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e1f1728b-b24a-488f-8e3e-d1289deebd36.html