Riflessioni sull'ebraismo. Intervista a Piero Stefani

Propongo l'introduzione dell'intervista di Matteo Bianchi al biblista Piero Stefani appena pubblicata sul Giornale di Filosofia della Religione, a cui rimando per la versione integrale - clicca qui per visualizzare.

E' sempre stimolante incontrare il biblista e studioso di ebraismo Piero Stefani, ancor più avendo la possibilità di intervistarlo. Ci si trova davanti a un uomo profondamente misurato e riflessivo; molte volte, mentre parla, chiude gli occhi concentrandosi sulle parole che usciranno dalla sua bocca: è consapevole del valore di ogni singola parola e ne soppesa il significato. Si scorge in lui una umiltà e una riservatezza che sono il segreto delle sue indubbie capacità intellettuali e del suo render semplici argomenti complessi, sicuramente retaggio della sua pluriennale esperienza come professore di filosofia e storia presso il Liceo scientifico "A. Roti" di Ferrara, sua città natale. La sua passione per l'ebraismo la deve all'incontro con il teologo, esegeta e aforista Sergio Quinzio che, dopo la morte prematura della giovane moglie Stefania, si era ritirato a Isola del Piano, un paese vicino a Urbino. Qui si trasferì anche Stefani. Da quel momento ricominciò a vivere l'allora diroccato monastero di Montebello che sorge sulle Cesane. Il sito divenne ben presto il luogo simbolico dello studio della Bibbia e di una fede orientata in un senso radicalmente escatologico.

Ciò avvenne soprattutto grazie all'impegno dell'allora - siamo nella prima metà degli anni Settanta - sindaco del paese, Gino Girolomoni (pioniere dell'agricoltura biologica in Italia, morto nel marzo di quest'anno), al quale Stefani ha dedicato parole ricche di significato: "Come è avvenuto per Tullia, anche ora lassù la morte ha colpito. Per la sua sposa fu lenta e logorante, per Gino rapida e inattesa. L'ha colto nella immediata vigilia della giornata dedicata a parlare di risurrezione in ricordo di Sergio Quinzio, l'amico e il maestro che piantò nell'animo di Gino la convinzione profonda che se i morti non risorgono vana è la nostra fede. Continuiamo a crederlo, anche in memoria di loro e anche per il pezzo delle nostre vite sceso con loro nel sepolcro". E' proprio Sergio che un giorno dice a Stefani: "Tu sei giovane, impara l'ebraico". Così Stefani che fin a quel momento aveva letto i Padri della Chiesa e i mistici cristiani, si addentra nel mondo degli insegnamenti dei maestri talmudici e ne rimane affascinato. La bibliografia sterminata dei suoi scritti ha reso davvero complicato decidere quali temi trattare durante l'intervista. Ho infine optato per tre questioni che più di altre sono vicine alla sua sensibilità: l'identità complessa e articolata dell'ebraismo, la sfida della Shoah e il dialogo cristiano-ebraico di cui è uno dei principali animatori.

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Commenti

Michele ha detto…
"Render semplici argomenti complessi": questa intervista costituisce un eloquente esempio di quella capacità che in Stefani abbonda - come sottolinea l'intervistatore. Tanti e forti gli input per riflettere sulla nostra identità cultural-religiosa.

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