De visione Dei

Ieri sera, con buon anticipo, ho finito a scrivere la mia tesi di laurea triennale in filosofia. Non ho provato ad azzardare nessun lavoro specialistico, nessuna ricerca particolare ma ho realizzato un semplice commento ad uno dei testi più densi e carichi di spiritualità che abbia mai letto, ossia il De visione Dei di Nicola Cusano. Ho scritto il tutto in sole due settimane, provando ad entrare nell'atmosfera del testo e scrivere, come suggeriva Benjamin, negli spazi vuoti del foglio, tra le righe della scrittura. Due settimane di riflessione, in cui ho tentato di astrarmi dalle faccende quotidiane: la politica, la televisione, le feste, le serate etc. per provare a toccare quel Principio attraverso il nostro vero strumento, così duro da gestire: l'anima. Perchè scrivere sul blog, in uno spazio libero e aperto, di questa personale esperienza ek-statica di scrittura? Perchè vorrei condividerla con tutti coloro che come me, soli con se stessi, cercano di ricondurre il proprio io in patria. Anche i punti fermi che la società ti costringe a porre, come l'occasione di una tesina triennale, possono essere sfruttati in maniera efficace per noi stessi. Riporto dunque un passo del Cusano, denso e lucido come sempre, per augurare a tutti i lettori una simile esperienza.

O Dio, mi hai portato al punto in cui vedo che il tuo volto assoluto è volto naturale d’ogni natura; volto che è entità assoluta d’ogni essere; arte e scienza d’ogni scibile. Perciò chi è degno di vedere il tuo volto, vede tutte le cose in modo aperto e nulla gli rimane occulto. Sa tutte le cose, possiede tutto, colui che possiede te, signore; possiede tutto colui che ti vede. Infatti nessuno può vederti se non possiede te. Nessuno può accedere a te, perché sei inaccessibile. Nessuno, quindi, ti comprenderà se non sei tu che ti doni a lui. Ma come ti possiedo, signore, io che non sono degno di comparire al tuo cospetto? Come giungerà a te la mia preghiera, se tu sei inaccessibile, in qualunque modo si tenti di accedere a te? Come posso chiedere d’avere te? Che cos’è più assurdo che chiedere che tu ti doni a me, se tu sei tutto in tutte le cose? E come potrai dare te stesso a me, se non dandomi anche il cielo e la terra e quanto vi è contenuto? Anzi, come potrai dare te stesso a me, se non darai anche me a me stesso?

Mentre così quietamente rifletto, nel silenzio della contemplazione, tu o signore rispondi parlando nel mio intimo: cerca tu di possedere te stesso, ed allora anch’io sarò tuo. O signore, soavità d’ogni dolcezza, hai lasciato alla mia libertà la decisione d’essere di me stesso, se lo vorrò. Se io non sono di me stesso, tu non sei mio: altrimenti costringeresti la mia libertà, poiché non puoi esser mio se prima io non sono di me stesso. E, avendo lasciato questo alla mia libertà, non mi necessiti, ma attendi ch’io decida d’essere di me stesso. Dipende quindi da me, non da te, signore, tu che non restringi l tua immensa bontà, ma la infondi con somma larghezza a tutti coloro che se ne dimostrano capaci. Tu, signore, sei la tua stessa bontà.

Ma come potrò essere di me stesso, se tu, signore, non me lo insegnerai? Questo m’insegni, che il senso obbedisca alla ragione e la ragione domini. Quando il senso serve alla ragione, io sono di me stesso. Ma la ragione non ha come dirigersi, se non per il tuo aiuto, signore, che sei verbo e ragione delle ragioni. Perciò vedo, che se ascolterò il tuo verbo, che non cessa mai di parlare in me e risplende senza posa nella ragione, sarò di me stesso, libero e non servo del peccato, e tu sarai mio, e mi darai di contemplare il tuo volto, e sarò salvo.

Commenti

Carlo ha detto…
Amor Dei intellectualis...
sgubonius ha detto…
Sono davvero delle testimonianze mozzafiato, dove anche la confutazione scolastica o la critica filosofica mancano totalmente di forza ed efficacia davanti allo star fuori dell'estasi. Bergson diceva che ogni filosofo ha due filosofie: la sua e quella di Spinoza. Sfrutto quindi il ponte lanciato da Carlo per estendere l'idea anche a questi pensatori che sono poi alla base della formalizzazione spinoziana. Si può anche costruirsi tutto un sistema speculativo lontano dalla semplicità di queste visioni pure, ma in fondo rimane sempre almeno in un angolino la presenza (perfino inquietante per alcuni) di questa fessura incolmabile.

PS: come è andata poi la tesi?
Grazie a carlo e Sgub, con il quale stavolta condivido l'idea lanciata. Dopotutto il Cusano anche storicamente contribuisce a quel progresso "naturalistico" che attraverso Bruno porterà a Spinoza, immenso.


PS: La tesi? Boh aspetto segnali dal professore. :)