La libertà? Per l'anniversario dei 150 anni dalla nascita dell'Italia unita.
In questa giornata di celebrazioni, dignità umana vuole che si ricordino anche i vinti e non solo i vincitori: in particolare, i ragazzi del regno delle Due Sicilie, che non hanno una medaglia al petto per il solo demerito di aver non esser riusciti a difendersi dal piemontese invasore; voglio ricordare tutti coloro che perirono sotto le baionette garibaldini e soprattutto tanti meriodionali che, dopo l'Unità, videro la propria terra impoverirsi sotto i ladrocini e le tasse del nord invasore; voglio ricordare tutti i nostri antenati che per un pezzo di pane furono costretti a lasciare madri, padri, mogli e figli e tentare l'avventura di emigrare in un paese straniero, perchè il loro li considerava solo "sporchi meridionali". Viva l'Italia unita, ma un grande pensiero ai vinti e ai dimenticati dalla storiografia ufficiale.
La libertà?... Ce l'ho qui - rispose Franco e si batté sul petto - dacché fra la mia e quella dei liberali ho scelto liberamente, da uomo. Non mi piace la loro libertà, ché quando te la vengono a imporre con le baionette, non è più essa. Io sto da questa parte, perchè così piace a me, che sono don Enrico Franco, e mi piace perché oggi è la parte più bella. Altri combattono e muoiono per una conquista, una terra, un'idea di gloria, per un convincimento magari o un ideale, ma noi moriamo per una cosa di cuore: la bellezza. Qui non c'è vanità, non c'è successo, non c'è ambizione. Noi moriamo per essere uomini ancora. Uomini che la violenza e l'illusione non li piega e che servono la fedeltà, l'onore, la bandiera e la Monarchia, perché son padroni di sé e servitori di Dio. Ieri forse poteva sembrar più nobile, più alta la parte di là, ma oggi con noi c'è la sventura, e questa è la parte più bella. Perché sopra, noi ci possiamo scrivere: senza speranza. (C. Alianello, L'alfiere, 1943)
La libertà?... Ce l'ho qui - rispose Franco e si batté sul petto - dacché fra la mia e quella dei liberali ho scelto liberamente, da uomo. Non mi piace la loro libertà, ché quando te la vengono a imporre con le baionette, non è più essa. Io sto da questa parte, perchè così piace a me, che sono don Enrico Franco, e mi piace perché oggi è la parte più bella. Altri combattono e muoiono per una conquista, una terra, un'idea di gloria, per un convincimento magari o un ideale, ma noi moriamo per una cosa di cuore: la bellezza. Qui non c'è vanità, non c'è successo, non c'è ambizione. Noi moriamo per essere uomini ancora. Uomini che la violenza e l'illusione non li piega e che servono la fedeltà, l'onore, la bandiera e la Monarchia, perché son padroni di sé e servitori di Dio. Ieri forse poteva sembrar più nobile, più alta la parte di là, ma oggi con noi c'è la sventura, e questa è la parte più bella. Perché sopra, noi ci possiamo scrivere: senza speranza. (C. Alianello, L'alfiere, 1943)
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