La riconciliazione dei Lefebvriani con la Chiesa

Non mi pare che in ambiente cattolico la vera notizia di questa mattina sia quella riportata su tutti i giornali, ossia la ridicola denuncia alla corte dell'Aja contro Benedetto XVI, azione legale che, come si suol dire, "lascia il tempo che trova" tanto per i contenuti improponibili sia per l'opzione perseguita, volutamente mediatica - tanto più che, ci si augura, i tribunali d'Europa pensino a perseguire i criminali veri e non stare dietro ai vezzi di qualche intollerante. La novità più concreta è invece il documento appena pubblicato dalla Santa Sede con cui si dichiara di aver compiuto la serie di incontri previsti con la congregazione di tradizionalisti "Pio X" dal 2009 ad oggi, "al fine di chiarire i problemi di ordine dottrinale e giungere al superamento della frattura esistente". Nel documento diffuso stamattina (qui) si rende noto di aver concordato un Preambolo Dottrinale che segna il superamento delle distanze interpretative.

In tal senso, allora, si può attendere con fiducia il definitivo rientro della scomunica per i quattro Vescovi consacrati trent'anni fa da Levebre, dopo le aperture già mostrate nel 2008 dall'appena eletto papa Benedetto XVI. La riconciliazione con quel mondo tradizionalista e antagonista della svolta segnata con il Vaticano II potrebbe apparire una faccenda da palazzi Vaticani, tanto più che i gruppi rimasti fedeli allo spirito contestatorio di Lefevbre sono esigui e spesso rinchiusi in piccole comunità di preghiera; in realtà mi pare che la mano tesa verso l'ultima eresia della Chiesa Cattolica potrebbe offrirci la cifra adatta per intendere anche quei temi più pubblicizzati della politica ecclesiastica del papa. A fronte di un'immagine rigida e conservatrice che alcuni ambienti della Chiesa vorrebbero far trapelare, Benedetto XVI si dimostra in questo caso intento a ricomporre i pezzi perduti, laddove lo stesso Giovanni Paolo II, mutatis mutandis, si era mostrato intransigente.

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