Negli ultimi giorni sto affrontando la lettura de
Il problema dell'ateismo, riedito lo scorso anno da Il Mulino, in occasione del centenario della nascita del suo autore, Augusto Del Noce. Filosofo e letterato, Del Noce ha vissuto quella prima metà del Secolo breve in cui l'ateismo viveva la stagione
forte, per così dire, così com'era espresso in forme sociali (marxismo), strettamente politiche (ideologie fasciste) e soprattutto filosofiche, quando il neopositivismo sembrava aver fatto scorrere i titoli di coda sulla
legittimità di una qualsiasi esperienza religiosa. Le mie scarse conoscenze in merito alla filosofia e alla storia della teologia di questi anni non mi permettono una valutazione agevole e obiettiva di questo scritto nè un'analisi approfondita per la quale rimando a recensioni e testi di maggiore affidabilità. Quello che tuttavia mi pareva interessante condividere è la tesi di fondo del libro: dal punto di vista di Del Noce è giunto il momento di analizzare l'ateismo contemporaneo alla luce delle sue premesse, poste nell'ambito del razionalismo moderno; in altri termini, è necessario ripensare la storia della filosofia come non più adagiata sull'ipotesi idealistico-marxiana di un progresso
etsi deus non daretur. Il seme dell'ateismo moderno è per Del Noce chiaro sin dai podromi della modernità. Ecco perchè è necessario considerare l'enorme flusso e intreccio di correnti filosofiche nate da Cartesio in poi alla luce dell'opzione ateistica nella quale esse hanno
comunque abitato. Questo richiamo alla dimensione teologica della modernità non è per nulla scontato. Non si illudano, dunque, i filosofi moderni di aver filosofato in assenza di teologia: in essi agiva pur sempre un modello filosofico e per questo quelle categorie storiografiche che non tengono in considerazione tale modello risultano del tutto inadeguate per comprendere cosa è accaduto in quegli anni.
Si faccia un passo avanti. L'ateismo, si obietterà, non nasce di certo da Cartesio - che pure di definiva cristiano -, ma era presente sin dai primi passi della filosofia stessa: è nella tensione naturalista dei primi
sophoi, così come nel materialismo arruffato di Democrito o in quello più raffinato di Lucrezio; nè il medioevo ne risulta assente - senza far riferimento al complesso giudizio sulla tardo-antichità. Il problema, incalza Del Noce, è, ancora, nell'alveo entro cui tali pensieri si generano. Si benefici di un esempio. La differenza principale tra l'età cristiana e la modernità sarebbe nel fatto che, in tutte le correnti che l'hanno attraversata, la prima presupponeva quantomeno un'
etica condivisa che funzionava da
fondamento - al punto che persino Schopenhauer confesserà come il vero problema dell'etica sia la "giustificazione" del cristiano
neminem laedere; nella seconda, invece, la presunta assenza del piano su cui costruire una
città comune non sarebbe da ricercare nella nietzschiana (per un ateismo tragico) o hegeliana (per un'ateismo critico)
morte di Dio - come è stato fatto - bensì nel mancato riconoscimento di quello che è il solco teologico entro cui tutta la filosofia moderna si è sviluppata e che pure ai suoi albori era chiarissimo: l'
ateismo razionalista.
Mi si conceda allora una considerazione personale. Mi pare che il tentativo qui espresso di pensare sempre
insieme la dimensione teologica, l'ontologia, la filosofia della natura, la politica - il libro è carico di tensione politico-sociale - e l'antropologia mi pare l'ennesima attestazione dell'
inseparabilità dei "tre", di cui nella Cittadella ho spesso trattato: quantunque, difatti, se ne possa pensare l'indipendenza reciproca, ecco che i tre fondamenti del mondo antico - Dio, uomo, mondo - tornano sempre a pensarsi insieme. Se vi è allora un'insegnamento importante che la parabola dell'ateismo ci può offrire è che, appunto, quei Tre vanno pensati insieme, nel loro problematico rapporto.
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Mi permetto in questa sede di forzare l'interpretazione di Del Noce e di accennare ad una possibile fase discensiva dell'ateismo che, a mio giudizio, stiamo vivendo in questi anni. Per Del Noce, invece, il problema dell'ateismo è l'aporia costitutiva del mondo moderno. In tal senso, allora, essa non può essere risolta.
Commenti
Quindi (vado subito al dunque), dopo l'epoca del nichilismo si ricomincia da capo? Qualcuno lo aveva intuito!