La natura umana
Ho deciso di dedicare un posto particolare nel blog alla questione perché vorrei cogliere l’occasione per precisare un’altra idea e un altro tema ricorrente nella nostra società. La discussione con Maria prende spunto dall'ultimo post e perciò questo intervento è scritto per lei, in seconda persona. Il senso che tu dai al termine Natura mi sembra sia da discutere perchè l'ho percepito molto affine al mondo degli animali e al mondo degli istinti e difatti concludi che "l'etica più "naturale" al mondo è proprio l'utilitarismo in tutte le sue forme, anche quelle più sofisticate." e parli esplicitamente del soddisfacimento degli appetiti:
L'appetito è un animale che cerca costantemente il suo "cibo". In chiave umana, l'Ego è il pragmatismo in persona che cerca sempre l'utile e il tornaconto personale.A me sembra che il termine natura debba essere esteso a tutto l'uomo e difatti, ma si sarà inteso, sono con Socrate e con gli antichi quando sostengono che l'uomo sia un insieme complesso e che compito dell'uomo sia vivere secondo la natura "più alta", non è l'aristotelica anima sensitiva, su cui fa leva un'etica degli istinti e del soddisfacimento, bensì l'anima razionale. Queste categorie sono certamente "vecchie", ma penso che, anche metaforicamente, rendano bene l'idea che sto cercando di trasmettere. Quando si parla di etica tuttavia il discorso è sempre complesso perché come (ancora) notava Aristotele noi non siamo solo ragione, ma anche e soprattutto pulsione e desideri quindi un'etica basata solo sulla ragione (Platone) è errata perchè non tiene conto della complessità dell'uomo. Va da sé che appare parimenti errata un'etica basata solo sull'elemento sensitivo, ovvero ciò che da Darwin in poi noi siamo erroneamente abituati a chiamare "naturale" e che assimiliamo a tutto il nostro essere, quindi anche alla ragione. L'idea darwiniana della ragione, che per ogni materialista è semplicemente una funzione del cervello, è un po' come l'anima sensitiva di Aristotele, si tratta di un cervello simile a quello che i medioevali chiamavano "cervello reptilico", ovvero quello che si preoccupa delle funzioni primarie (nutrirsi-dormire-riprodursi) e fondato sugli istinti. Ovviamente di riflesso a questo nuovo tipo di concezione si è sviluppata tutta una filosofia e una teoria della società che dal punto di vista politico ha generato già i suoi abbondanti danni, come aveva occasione di sottolineare George Orwell nel suo capolavoro "La fattoria degli animali", richiamato in foto. Mi sembra quindi che ci sia uno scarto qualitativo tra i due concetti di natura e che per comprendere a pieno la nostra vita ed elaborare un'etica non solo giusta ma che contribuisca alla nostra felicità, sia bene problematizzare il concetto di natura e provare ad estenderlo ad un parte di noi che traborda le schematiche dinamiche desiderio-soddisfacimento alla quale buona parte della società attuale vuole appiattirci. La mia personale convinzione è che davvero l’uomo sia a “immagine” di Dio nel senso che la sua infinita complessità sia impossibile da inquadrare e catturare in categorie che il Darwin o il Democrito di turno ci forniscono. La filosofia non nasce dall’uomo in sé, bensì dalla sua attività razionale e nasce proprio per mettere ordine su quel mondo di istinti e di valori individuali, contro cui Platone avrà modo di scagliarsi. Mi viene da pensare che hai ragione quando sostieni che filosofia e natura probabilmente non saranno mai affini, ma l’uomo ha l’opportunità di andare oltre la natura e costruire un ordine sociale che non sia regolato dalle leggi della natura bensì dalla sapiente amalgama di natura e razionalità, istinto e giustizia. Ma d’altronde questo sogno, che unisce Platone-Bruno-Nietzsche e Marx, sembra aver perso ogni fascino.
In quest'ottica, la cultura è solo uno strumento per soddisfare appetito e appetiti diversi.
Commenti
La Natura universale comprende tutte queste nature particolari, dalla vegetativa alla razionale, basse, alte che siano.
Probabilmente la mia concezione di Natura è leopardiana, dunque, per niente idilliaca. Anche Giuseppe Rensi mi ha influenzato parecchio (e infatti aveva letto tanto Leopardi e Schopenhauer).
Non che dalla Natura si possa prescindere o fuggire, tutto è nella Natura, tutto nasce e tutto perisce.
In ogni caso, il mio riferimento alla natura sensibile (ma avrei potuto parlare di Voluntas) e in qualche modo bassa e "inferiore" era una risposta alla tua sottointesa identificazione di "naturale" con ciò che è buono e giusto. Tali concetti sono assenti nella natura nel suo senso più universale di legge del nascere e del perire.
Ciao Andrew!