Davide Rondoni e S.Tommaso Apostolo

Ieri pomeriggio alla cattedrale di S.Tommaso Apostolo è venuto a farci visita Davide Rondoni, famoso scrittore e giornalista (Biografia dal suo sito personale) che da tempo ha iniziato ad occuparsi della figura di Tommaso. Devo dire che ho apprezzato la conferenza anche perchè finalmente un relatore ha qualcosa da dire su Tommaso. Le varie iniziative passate non hanno mai colto così nel segno, sia che si tratti degli incontri interreligiosi con la Chiesa Ortodossa sia se vengano in mente altre presentazioni o iniziative. Il movimento culturale che si sta generando intorno alla figura di Tommaso credo sia un qualcosa di unico nel panorama culturale (anche laico) di queste zone sia a livello di richiamo - ieri la Chiesa era piena e non solo di fedeli, come nel mio caso - sia a livello qualitativo perchè i passi avanti sono visibili ad occhio nudo. Rondoni in questa scala rappresenta tutt'ora un apice e mi auguro che questi standard vengano mantenuti. Da parte mia per conto di "Officina Ortona" - permettetemi un'anticipazione e un po' di pubblicità - per collaborare a questa ondata che deve passare soprattutto per la cultura e la ragione, sto preparando delle presentazioni di testi filosofici e religiosi curati da giovani talenti e autori affermati a cui potrei chiedere un contributo sulla tematica.

Ma torniamo a Rondoni. Dopo la sviolinata iniziale devo pur fare un paio di appunti critici, perchè il suo attacco e disprezzo verso l'illuminismo mi è sembrato fuori luogo: ha tratteggiato un Voltaire positivista e questo è un errore filologico prima che filosofico poichè Rondoni è andando a praticare un taglio netto, con la falce, su tutta una tradizione in maniera indistinta. Questo tipo di confusione nasce dal tentativo di porre sullo stesso piano tutti coloro che nella ricerca filosofica ed esistenziale si sono affidati alla ragione strumentale (termine mio) nella misura in cui hanno voluto una prova tangibile e si sono fermati al visibile stesso. Da qui nasce l'accusa contro una società figlia di quei valori di fine '700, incapace di leggere i segni, nel senso agostiniano del termine. Questa cecità dal suo punto di vista è anche la radice del fraintendimento nella lettura del famoso dubbio dell'Apostolo Tommaso. Quel suo voler toccare il costato del Cristo, non è testimonianza di un Tommaso scettico; Tommaso non fà epochè, nè è un cartesiano, ma vuole avere un segno per ristabilire la relazione con l'amico, il maestro, il crocifisso. Il dubbio di Tommaso non è un tirarsi indietro, uno staccarsi, ma è la domanda più radicale di coinvolgimento: è il grido di chi vuole rientrare all'interno di un rapporto. Rondoni non è un filosofo e difatti ieri non ha scavato tra i testi, non ha fatto risuonare alcuna parola nè ha ferito le coscienze, ma ha dato la possibilità a molti presenti di pensare e scavare entro se stessi; Mi permetto di dire, con un paradosso linguistico voluto, che ieri sera Rondoni ha rinforzato molti dubbi e questo per noi è solo il primo passo.

Commenti

Anonimo ha detto…
Caro Andrea,
il tuo intervento mi è sembrato molto preciso nonché scritto bene tenendo presente sopratutto quanto, in realtà, aveva detto lo stesso Rondoni. Ascoltami, che cosa intendi allorché scrivi nel tuo post "ragione strumentale"? Ossia tale nozione l'evinci dal pensiero dei francofortesi (Adorno e Horkheimer) per cui, secondo la loro visione di Dialettica Negativa, la ragione nell'illuminismo era solo ridotto ad un mero uso strumentale accioché ricavasse il risultato migliore quand'era possibil? Dopodiché la critica fatta da Rondoni allo stesso illuminismo è parimenti a quello dei francoforesi?

Giovanni
Ciao Giovanni, grazie per la domanda interessante e precisa.
Sì, ho acquisito il termine da Adorno e in qualche modo ho tentato di levigare un po' quel sasso quadrato che ieri Rondoni ha scagliato contro Voltaire. Rondoni ieri ha ridotto tutta la cultura dell'illuminismo ad una cultura positiva, nel senso del dato positum per dare ancora più risalto all'idea che la nostra civiltà occidentale non sa più leggere i segni. Il problema del saper leggere la realtà è uno dei problemi più importanti della filosofia e anch'io nel blog ne ho spesso parlato (non so se mi hai letto altre volte). Sono in accordo con Rondoni nel segnalare questa nostra incapacità ,questo paraocchi ideologico che abbiamo dinanzi, ma se questa denuncia deve passare per la falsificazione della storia del pensiero allora non ci sto.
Anonimo ha detto…
Comprendo quanto tu dici, ma i segni sono intesi solo come fenomeni? Oppure passiamo parlare anche di segni del cielo? Non sto parlando di Dio, attenzione Andrea, non confondere la mia domanda. Qualora la tua risposta sarebbe positiva, allora vorrà dire che l'uomo non sa neppure vedere che cosa gli voglia dire il cielo (i greci, ma ancor prima i sumeri, i romani, i fenici sapevano scrutare la rotta o trovare l'orientamento in mare guardando le stelle). Il nostro caro Marsilio Ficino diceva che nel cielo ci autocomprendiamo.... ma non mi dillungo molto in merito. Eppure ti dico che i parrochi non sono ideologici. Sono ideologici nel senso di enti umani come me e come te che guardano altresì vedono il mondo per ciò che è ossia serie di fenomeni di cui, si sa della maggior parte, la causa ed effetto!
Rondoni non si è dilungato molto sul segno, perciò non posso dirti con sicurezza se intendesse un presunto segno del cielo - quindi tutto nella Natura - o, perchè no, un segno di Dio. Riguardo i fenomeni perciò rispondo secondo la mia impostazioni e non so fino a che punto Rondoni condivida: Non è il fenomeno (seria causa-effetto) ad essere un segno. Qui voglio muovermi su un piano tutto diverso. Il fenomeno come catena causa-effeto c'entra solo nella misura in cui si sà vedere oltre il fenomeno quell'Essere che sporge, che è luce. Ma qui,scusa, rischio io di farmi fraintendere anche perchè non vorrei sottolineare troppo i miei interessi quanto mi piacerebbe analizzare la conferenza di ieri. Grazie.