Laico, non credente.

Oggi pomeriggio sono stato ad ascoltare la presentazione dell'ultimo testo di Maria Codignola, L'enigma della maternità. Etica e ontologia della riproduzione, tenutasi a Francavilla per iniziativa della SFI. L'autrice è stata precisa nella terminologia e chiara nell'esposizione delle proprie idee, ma non ho intenzione di trattarne in questa sede i contenuti, sia perchè sulla tematica sono totalmente impreparato sia per un senso di "pudore", dato che il testo sembrava esser concepito per donne e madri - inutile dire che l'approccio mi ha un po' infastidito ma non ne faccio certo un caso di Stato. Durante gli interventi del pubblico mi è capitato di astrarmi della discussione, prestando ascolto in modo incostante e superficiale, così come accade quando si è annoiati. Mi è parso di rilevare un dato importante nelle esposizioni e nelle domande rivolte, un dato che non c'entra nulla con il testo, ma che, credo, possa esser utile anche in quella direzione.

Durante gli interventi molto spesso ho sentito ricorrere la premessa "sono laico/a, non credente"; solitamente a questo adagio seguiva qualche interlocuzione avversativa come "eppure", "però" o veniva anticipato da un secco "nonostante". In definitiva molto spesso chi interveniva si trovava a concordare con le posizioni cattoliche in merito ad aborto e/o fecondazione assistita e/o eugenetica etc. e sentiva il bisogno di sottolinare come questo loro accordo non fosse frutto di una fede bensì di una libera e cogente posizione. Ancora una volta ho assistito all'opposizione fede-credenza-chiusura-irrazionalità / ragione-libertà-anticristianesimo. Stavolta, tuttavia, vorrei permettermi di tirare le orecchie non solo al mondo laico ma anche e soprattutto al mondo cattolico; dopotutto se è vero che la tendenza al dualismo è tipica del laicismo più intrasigente, è altrettanto vero che in questi anni e soprattutto su queste tematiche la Chiesa Cattolica e il mondo cristiano hanno fatto di tutto per rinfocolare questo dualismo. Le posizioni della gerarchia e le manifestazioni popolari in onore della famiglia e della vita sono state troppo spesso dei pretesti per scendere ad una lotta pseudo referendaria - e il referendum c'è stato non a caso - quando invece sarebbe bene affrontare questi temi con la maggiore serenità possibile. L'orizzonte dell'autentica laicità è ancora molto lontano.

Commenti

sgubonius ha detto…
Esiste una curiosa etimologia nel Tommaseo, secondo cui laico sarebbe sinonimo di laido!

Scherzi a parte, non ho mai capito cosa significhi laico...
Unknown ha detto…
Questo è uno dei temi cardine della discussione filosofica contemporanea, almeno per quanto riguarda il nostro ambito di etica/filosofia della religione.

:)
sgubonius ha detto…
Se intendi una divisione di "ordinamento", tassonomica, per cui un prete non è laico, mentre un credente che non è ordinato è laico, lo capisco. D'altronde, tanto per completare l'etimologia, laico è semplicemente qualcosa di popolare, di non appartenente ad un ordine.

Ma oggi non è certo questo "popolo di fedeli" che si richiama, anzi, per lo più il laico è proprio ciò che si oppone ad ogni popolazione di fede. A questo punto resta da capire cosa sarebbero questi radicali liberi. C'è un bell'aforisma della Gaia Scienza intitolato "in che cosa siamo ancora devoti", che ogni sedicente laico dovrebbe leggere, almeno per chiarirsi le idee. "Ciò che ci divide non è il fatto che noi non troviamo nessun Dio" dice sempre Nietzsche, ma troppo spesso la questione si appiattisce in questi termini, una appartenenza non di fede ma di pura opinione.

A questo punto, lo sapevano già i greci, non serve neanche discutere, le opinioni (doxai) sono sorde.

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