Un resoconto della presentazione del vol. 2 delle Lezioni di filosofia della religione di Hegel

Segnalo il resoconto al convegno "La filosofia dello Spirito di Hegel. Aspetti e problemi" che si è tenuto tra il 12 e il 13 gennaio 2010 a Chieti. Ho partecipato con interesse e, a prescindere dal resoconto per l'AIFR, ho trovato tutti gli interventi davvero stimolanti. Riporto, come di consueto, parte del resoconto, che trovate integralmente a questo indirizzo:
Recentemente è stato pubblicato in traduzione italiana il secondo volume delle Lezioni di filosofia della religione di G.W.F. Hegel, a cura di R. Garaventa e S. Achella, Guida, Napoli 2009, che presenta i testi delle lezioni dedicate da Hegel alla "religione determinata" durante i corsi da lui tenuti a Berlino nei semestri estivi 1821, 1824, 1827 e 1831. Le precedenti traduzioni italiane si basavano sulla vecchia edizione tedesca a cura di Georg Lasson (1925-1929), la quale presentava questi testi in forma unica, con l’intento di fornire una prospettiva unitaria. (continua qui)

Commenti

sgubonius ha detto…
Cito:

"per Hegel la religione cristiana «condivide il medesimo contenuto dello Stato»: ogni individuo è libero e l’autorità può imporsi solo se riconosciuta. Religione cristiana e Stato condividono allora il medesimo presupposto di Libertà, che lo Stato esprime nella forma oggettiva della legge."


Forse questa è davvero la quintessenza di Hegel (ovvero la questione del riconoscimento che fa da perno per la coscienza infelice). Anzi direi che è assolutamente inutile ribadire la "modernità" di Hegel dato che viviamo a tutti gli effetti in un mondo hegeliano, della cui mancanza di spirito tuttavia la filosofia di Hegel non rende conto.

Azzardo un parere molto personale, forse dettato dal mio non-amore per Hegel: finché si concepisce lo Spirito come "libertà nella forma oggettiva della legge", si andrà dritti in un nichilismo mascherato che, come la rana della favola, si gonfia tendendo al bue fino a scoppiare. La libertà e la legge non vanno d'accordo, e non c'è aufhebung che tenga, non c'è riconoscimento che tenga di fronte alla libertà. Queste peraltro sono obbiezioni che gli sono già state mosse (da Kierkegaard, da Schelling, da Nietzsche, da Heidegger, ecc...).

Pensare insomma che la religione cristiana condivida il medesimo contenuto dello Stato, è un po' squallido trovo, ed estremamente poco "spirituale". Non c'è alcuna dialettica fra servo e padrone nel vangelo.
Grazie epr il commento. No, stavolta non sono d'accordo con te nel senso che Hegel pone la questione in maniera un tantino più raffinata.

1)Il fatto che la reluigione cristiana condivida il medesimo contenuto della legge, non significa che vi sia sovrapposizione tra legge e cristinesimo nè che nel vangelo sia rintracciabile la legge. Qui Hegel dice una cosa differente: lo Stato nella sua evoluzione storica è giunto a riconoscere a suo fondamento solo il libero riconoscimento. Ora, casualmente (mettiamola così) questo fondamento è lo stesso della religione cristiana. Il cristianesimo in Hegel è etico ed è usato come sinonimo di libertà. Ecco che approccio cristiano e stato moderno andranno a coincidere ma qualora il cristianesimo - è un esempio di Hegel - si manifestasse in maniera diversa dalla libertà che teoricamente lo fonda, allora sarebbe zittito con un atto di forza dallo Stato. Per hegel è lo Stato che comanda, il cristianesimo è, per così dire, accidente aggiunto.

2) Riguardo la Libertà si tocca un punto problematico. Ossia, io credo che tu stia pensando la libertà come Libero arbitrio, come libertà etica e difatti il limite non è sempre chiaro; giustamente richiami l'incompatibilità del Nomos e dello Spirito - per dirla in termini paolini. In questo caso sono d'accordo con te percjhè Hegel fa riferimento a quel tipo di libertà, ma se ragioniamo sulla libertà ontologica, sul libero inizio del volere, allora la rigidità della tua obiezione andrebbe rivista - mi riferisco a tutto il tema della libertà trascendentale che tratta Kant nella Praktischen Vernunft e che via via viene ripreso da Fichte, Schelling etc.
sgubonius ha detto…
Soprattutto la questione è quella dello Spirito, che è l'unica cosa anche superiore allo Stato. Quel che mi sembra sempre una preoccupazione costante in Hegel è far coincidere lo spirituale col "riconosciuto", col cerchio concluso, verso lo status di autorità sufficiente per "sollevare" ogni negativo strada facendo. Ed è proprio questo che Hegel intende per universale, per vero, per Tutto (ecc...), per legge in altre parole.

Lo spirituale è poco più che il processo di legislazione (con tutte le sfumature), e questo è comune anche a Kant. La libertà, in senso proprio ontolgico, almeno nella fenomenologia, ha una posizione precisa: fra l'etica (dove regge la necessità) e la morale. Non è un caso che proprio questa 'dialettica' sia ripresa da Kierkegaard (stato estetico, etico, religioso) ma con una differenza enorme, dato che qui la libertà non è più un negativo da "sollevare" a legge. Sarebbe bello dilungarsi, ci vorrebbero anche conoscenze ulteriori che non possiedo in questo campo, ma ricordo distintamente in Aut Aut come il Cristo, aldilà di etica ed estetica, sia la libera scelta dell'obbedienza, senza legislazione.

Questo è il problema dello Spirito hegeliano e della religione che gli compete. Più ampiamente si potrebbe osare identificare in questi modi dello spirito i semi del "nichilismo" come dicevo (questa è la strda battuta da Heidegger quantomeno).