Conservatorismo senza ideologia

Guareschi tratteggia la realtà di un piccolo paese dell'Emilia, Brescello, travolto durante il dopoguerra da logiche internazionali, dalla Russia comunista o dalla "reazione clericale". Ma molto poco ha a che fare la piccola realtà di paese con le grandi idee: lì, tutti sono rimasti legati a quel mondo contadino che ha sempre scandito la vita degli uomini, tra l'aratro nei campi, l'amore per i figli e, in città, le vecchie figure di riferimento: il parroco, il sindaco e il capo di famiglia. La nuova coperta ideologica non riesce a tenere dinanzi all'inno del Piave, non perchè questo rappresenti una bandiera o una fazione, ma perchè richiama alla mente quell'ambiente sopito tra i manifesti elettorali e le liti con il parroco: risuona nelle loro menti la voce dei propri nonni, morti in quella tremenda guerra di inizio secolo; tornano a gustare quei sapori di campagna, quegli odori che riempivano la loro infanzia. Guareschi è una festa del conservatorismo senza ideologia; ridona forma a quel mondo "antico", che, secondo Pasolini, neanche il rigido fascismo è riuscito a mutare - poichè, dopotutto, ne era rozza espressione - ma che negli anni successivi è stato oppresso dal capitalismo americano, a colpi di sogni e denaro. Insieme a quel mondo, sono andati persi i valori dell'esistenza e la sacralità della vita.

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Commenti

giuseppe giambuzzi ha detto…
questo "pezzetto" di Guareschi e la sua opera in generale valgono da soli più che 1000 trattati di sociologia.

L'Italia era quella, prima che scambiasse la sua caricatura (A. Sordi) per la sua immagine reale.

Non per nulla quell'italia scompare con lo scandalo Montesi di cui fu protagonista il "musicista" Piccioni.
Il povero Sordi ha subito l'oltraggio di un funerale più simile a quelli finti delle bande di carnevale che ad una vera cerimonia funebre. Avrebbero dovuto arrestare Veltroni per vilipendio di cadavere.
Guardate invece la severa esaltazione del Dovere che fu il funerale di Agnelli.
Unknown ha detto…
Grazie Giuseppe per il commento, che, devo dire, seguo "a stento" soprattutto perchè i fatti a cui fai riferimento o li ho vissuti da bambino o "dall'alto", in mente dei eheh. Spero tuttavia che qualcuno colga i tuoi spunti in merito. In merito a Guareschi, come non ripetere con te: "questo "pezzetto" di Guareschi e la sua opera in generale valgono da soli più che 1000 trattati di sociologia.".

Preciso una cosa: non voglio esaltare oltremodo quel mondo, ma mi colpisce proprio quello stesso tratto "descrittivo" che coglie Giuseppe. In realtà mi è sembrato di trovare la stessa capacità in molti altri autori del neorealismo, in Pasolini - che, come sapete, adoro - e in altri considerati "impegnati". E difatti il mio post poteva benissimo essere dedicato ad uno di loro; ho invece deciso di citare Guareschi perchè mi è sembrato sempre un po' "escluso" dai dibattiti e poco considerato dagli specialisti - e per quale motivo? La mia solita malizia pensa a motivazioni strettamente "politiche", che invece di spingere, come al solito, frenano l'intelligenza e la cultura. Guareschi è stato un grande pittore del secolo scorso, è riuscito a produrre una tela dura e "povera", come la realtà che vi era rappresentata, ma, al contempo, di grande qualità.

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