Pensanti e non pensanti
Riporto una breve riflessione scritta di getto qualche minuto fa. Benchè sia una riflessione strettamente personale o, a tratti, banale, credo che questo mio piccolo frammento di vita possa interessare tutti voi, anche se non ha certo l'autorità e la pretesa di interventi precedenti. Scusate la debolezza.
Dopo un episodio di aggressione verbale subito in questi giorni, riflettevo su una cosa: c'è davvero una differenza importante in questo mondo tra "pensanti e non pensanti", come diceva Bobbio e come ripete il nostro vescovo Bruno Forte - e come, en passant, mi ricordava oggi un carissimo amico in merito ad altre questioni; e la differenza è subito lampante perchè lì dove emerge odio, violenza e risentimento fugge via la ragione. Ciò che tuttavia è decisivo è non identificare le persone con le azioni. Città di Dio e Città dell'uomo, scriveva Agostino, non sono due stati "reali", "civili" "visibili" o persino "incarnabili" totalmente in un uomo piuttosto che in un altro; non si tratta di individuare Satana, come tanti falsi cattolici continuano a credere: le due Città sono due tendenze che continuamente combattono nell'anima di ogni uomo. In ogni situazione, in ogni discussione o accadimento della vita vedo emergere sul volto degli uomini prima l'una poi l'altra Città e la differenza tra di loro, in quella precisa occasione e discussione, è realmente quella che intercorre tra il pensante e il non-pensante. Ciò che tuttavia ci Salva, direi, è che quella Città presto sparisce perchè l'uomo è davvero una realtà sovrabbondante ad ogni categoria. Alcuni uomini, tuttavia, perseverano nell'errore, chiudendo la propria mente alla ragione. Eppure anche in costoro risiede ancora il seme della concordia e della vita, tutto sta a sapersi distaccare da sè stessi e dagli interessi che troppo spesso il mondo ci veicola e ci costringe a perseguire.
Dopo un episodio di aggressione verbale subito in questi giorni, riflettevo su una cosa: c'è davvero una differenza importante in questo mondo tra "pensanti e non pensanti", come diceva Bobbio e come ripete il nostro vescovo Bruno Forte - e come, en passant, mi ricordava oggi un carissimo amico in merito ad altre questioni; e la differenza è subito lampante perchè lì dove emerge odio, violenza e risentimento fugge via la ragione. Ciò che tuttavia è decisivo è non identificare le persone con le azioni. Città di Dio e Città dell'uomo, scriveva Agostino, non sono due stati "reali", "civili" "visibili" o persino "incarnabili" totalmente in un uomo piuttosto che in un altro; non si tratta di individuare Satana, come tanti falsi cattolici continuano a credere: le due Città sono due tendenze che continuamente combattono nell'anima di ogni uomo. In ogni situazione, in ogni discussione o accadimento della vita vedo emergere sul volto degli uomini prima l'una poi l'altra Città e la differenza tra di loro, in quella precisa occasione e discussione, è realmente quella che intercorre tra il pensante e il non-pensante. Ciò che tuttavia ci Salva, direi, è che quella Città presto sparisce perchè l'uomo è davvero una realtà sovrabbondante ad ogni categoria. Alcuni uomini, tuttavia, perseverano nell'errore, chiudendo la propria mente alla ragione. Eppure anche in costoro risiede ancora il seme della concordia e della vita, tutto sta a sapersi distaccare da sè stessi e dagli interessi che troppo spesso il mondo ci veicola e ci costringe a perseguire.
Commenti
cosa intendi con Ragione?
Io ho dei raptus heideggeriani, questo potrebbe essere uno di quelli, ma lo controllerò! Mi limito a dire che dietro la semplicità del meson aristotelico e del concetto di ragione (ratio) come distribuzione e misura ci sarebbe da scavare molto, e si scoprirebbero delle cose inquietanti sul modo di pensare comune e anche filosofico (metafisico). E' il solito discorso, senza ragione come fondo universale + singolare, la cittadella non regge, con tutta la sua inespugnabilità e salvezza.
Pensare, per rimanere in argomento, non è fare uso del raziocinio né corrisponde spesso con l'essere civili, anzi, si potrebbe dire tutto l'opposto forse (Heidegger lo direbbe senza mezzi termini, senza meson aristotelico). Ma ormai penso che avrai capito dove voglio andare a parare, sono un po' ripetitivo!!
PS: A propositodi limiti del linguaggio, da un mesetto sto studiando Wittgenstein su temi che puoi immaginare e a lui sarà dedicato il prossimo post. Sarò curioso di sentire come la pensi.
Il rapporto con le persone, perché sia proficuo, necessità più che del meson aristotelico, del polemos eracliteo.
Quindi alla tua domanda rispondo: non è affatto necessario Heidegger per vivere civilmente. E' necessario Heidegger per smettere di farlo e cominciare a pensare! (ovviamente suona eccessiva, ma tolta la retorica penso si capisca la questione di fondo: non sempre i pensatori sono i civili, non sempre il pensiero è razionalità che conduce all'unico punto d'accordo universale).