Sappiamo solo occupare?

Questo scritto ha avuto difficoltà a nascere, perchè non è semplice prender coscienza della chiusura dei propri orizzonti. L'impressione è quella di essere chiuso da ogni lato, di trovarsi davvero tra vasi di ferro, come il simpatico Don Abbondio. Il teatrino della politica e delle manifestazioni di piazza diviene tremendo e insopportabile quando tocca le fondamenta della civiltà. La cultura è una cosa seria, non si può piegare alle esigenze economiche nè alla violenza delle manifestazioni di massa, in cui "non si sa chi decide", come scriveva Heidegger. Ieri sera leggevo un articolo dell'ANSA, a cui come di consuetudine vi rimando (qui) sulle cosiddette "occupazioni" delle scuole superiori e delle università. Questa mattina hanno occupato anche la scuola di mia sorella. Mi torna in mente quella mattina di 3 anni fa, quando formai un "fronte del no" in occasione di una pseudo-occupazione che un caro amico organizzò al nostro liceo: subito rimasi contrariato e mi mossi a riguardo. Ovviamente fui etichettato come "schiavo del potere" e non mi sorprenderà se qualcuno, dopo aver pazientemente sopportato questo scritto, tornerà a pensarlo. In poche questioni riesco ad esser categorico, ma in questa occasione non ho remore nè timore nell'evidenziare come la violenza degli studenti sia l'equa risposta all'inadeguatezza della nostra classe dirigente e viceversa. Non si esce dal circolo: nel teatrino della vittima-studente che diviene carnefice, si sta palesando il tramonto della nostra società. Il paradosso di questi movimenti è facilmente riscontrabile: basta ascoltare un discorso di chi è in prima linea "in difesa della cultura". Nella maggior parte dei casi i nostri paladini non riescono a formulare una frase grammaticalmente decente o ad esprimere un pensiero che sappia cogliere le diverse angolazioni e problematiche. Nella stragrande maggioranza dei casi sono ragazzi che a scuola ci sono a malapena andati e tra i quali regna il mono-pensiero. Tutto prende la forma del "si", perchè è tipico della massa irresponsabile quel taglio delle differenze che soggiace solo ad una mera omologazione verso il regno dell'istinto. Così "si" va per assalto, per ira, come il leone Achille, immerso nei valori agonali del mondo pre-politico. Si "carica", si occupa, si rendono le aule delle stanze da divertimento, si porta la playstation in classe, le casse, le cuffie, la palla da calcio, si fumano spinelli, si scrivono striscioni con un profondità degna di bambini delle elementari, si portano i bambini delle elementari ai cortei, si chiamano i sindacati, si urla, si sale in cattedra, si imita Travaglio, poi Grillo, poi si urla ancora, poi si bloccano i treni delle ferrovie, si provoca disagio a chi non c'entra, ci si scontra con la polizia (perchè fare sassaiole li fa sentire come i "mitici" anni 70) etc. etc. Se questo è il modo di difendere un valore "santo", come la crescita culturale delle nuove generazioni, io non ci sto. Se devo affidarmi a costoro io non ci sto. Se questo è il massimo che gli studenti sanno esprimere, allora forse è il segnale che la nostra cultura è già finita. Mio figlio crescerà con i dialoghi di Platone sotto braccio e mi sarebbe piaciuto se tanti altri li avessero già letti.

Commenti

Anonimo ha detto…
Mi trovo a vedere in ogni tg queste scene che tu chiami "teatrini" e rimango sconcertato ogni volta. La manifestazione, in senso generale, è un diritto, ma ormai credo che da un po' di anni venga utilizzata solo per perdere giorni di scuola o radunarsi in gruppo per fare casino. Non è così che deve operare una mente intelligente per cambiare le cose. La protesta, io credo, ha senso solo quando c'è una qualche proposta dietro, altrimenti è solo un andare contro ogni cosa incondizionatamente. Secondo me se si affrontano così queste problematiche l'unità non fa la forza, bensì è causa di sconfitta, e tutto ciò va a discapito della cultura.

Antonio
Cheppalleee ha detto…
Sono d'accordo. Non credo nelle manifestazioni, negli scioperi, nei cortei.
O meglio, ci credo nella misura in cui fanno spettacolo; e spettacolarizzare un evento ha come conseguenza diretta il parlarne. Ma se si parla del nulla allora tanto vale...
Se non c'è una proposta concreta allora l'unica cosa che possiamo fare è chinare il capo, andare avanti e lasciar fare agli altri.

K!A
Concordo con entrambi i vostri interventi, inoltre ringrazio Kia (benvenuta!) per aver toccato il tema della spettacolarizzazione dell'evento, a cui, devo dirlo, non avevo pensato.

:)
Anonimo ha detto…
Guarda che qui non è in discussione "la crescita culturale delle nuove generazioni". Ma stiamo scherzando? Vai a Milano, a Torino, a Firenze, e vedi che cosa c'è in ballo. Se ti fermi ai quattro deficienti che hai conosciuto nel tuo liceo di provincia, allora stai fresco. Come puoi sorprenderti che qualcuno ti definisca schiavo del potere se parli di classe dirigente, "massa irresponsabile", tramonto della società, come se fossero cose serie? Non te la prendere per le etichette, si capisce benissimo da che parte stai.
rdv ma in soldoni quale critica avanzi? Dimmi tu cosa ci sarebbe in ballo, visto che nel mio paesino di provincia non vedo nulla (come se la riforma interessi solo le grandi città). In secondo luogo vorrei capire perchè quelle mie definizioni non siano "cose serie"; Cosa è per te una "cosa seria"?
Cheppalleee ha detto…
Grassie :)
E poi, detto per inciso, anche mio figlio crescerà con i dialoghi di PLatone sotto il braccio :)

K!A
Anonimo ha detto…
Andrea, scrivi che la cultura è una cosa seria, che cos'è per te una cosa seria? Se la cultura non si può piegare alle esigenze economiche nè alla violenza delle manifestazioni di massa (e che mi dici di quella dello Stato?), me lo spieghi com'è che nasce una cultura? La porta la cicogna? Se è così, la cultura non è una cosa seria. Una lotta può investire il campo culturale, ma non è diretta alla cultura in quanto tale. Perchè, in quanto tale, la cultura è un'idiozia.
Non è serio nemmeno parlare di classe dirigente, perchè i criminali vanno chiamati col loro nome; nè parlare di massa irresponsabile, perchè dovremmo innanzitutto stabilire che cosa si intende per "responsabilità", e a chi gioverebbe l'esercizio condiviso di questa responsabilità. Se qualcuno per te è irresponsabile, forse è perchè va contro i tuoi interessi, che vorresti fossero gli interessi di tutti o del maggior numero di gente possibile. O no?
La fai troppo facile con lo stereotipo del casinista cannarolo che non sa mettere due parole in fila. Non è così che funziona. Quanto alle grandi città, la riforma interessa il paese ma è nelle metropoli che si vanno formando quelle soggettività in grado di delegittimare di fatto le ragioni materiali, politiche, economiche che stanno alla base di qualunque ristrutturazione nel campo del sapere. In ballo non c'è la cultura, ma il rapporto tra la formazione e il lavoro. E di conseguenza il rapporto, e il conflitto, tra il lavoro e il capitale. E di conseguenza la composizione sociale che viene fuori da un mutamento essenziale di questo rapporto e dall'esito poliico di questo conflitto. Ecco che cosa c'è in ballo. Poi tu puoi avere tutti gli interessi che vuoi a dare addosso a chi protesta, o a protestare in altro modo, o a non protestare affatto o che so io, e va bene. Ma chi protesta lo fa in prima persona, gli altri mandano gli sbirri. Ed è qui che si misurano tutti i limiti della retorica pseudo-democratica dell'interesse generale, di cui mi pare si faccia un uso abbondante ogniqualvolta si intende criticare un movimento che dichiara di voler fare i propri interessi e non quelli di qualcun altro.
RDV: Trovo che le tue basi siano incompatibili strutturalmente con le mie idee, perchè a quanto pare se per te la "cultura" è un'idiozia, per me essa è la spina dorsale della società e l'unica via che ci permetta di fare una seria riflessione storico-critica. Parimenti penso che intravedere in questa situazione solo un possibile pericolo economico-sociale sia una visione "ridotta" delle cose, anche perchè a mio modo di vedere non si tratta solo di processi meccanico-economici (che tuttavia sussistono, è vero) ma di una precisa strategia politica che vi soggiace e spinge verso una determinata direzione. E la politica è cultura. E' la cultura il vero motore e dovremmo imparare ad interpretare ad amplio raggio gli eventi e capire quali siano i veri pilastri, le leve e i motori, senza fermarsi al semplice dato fenomenico.

Mi ero dimenticato di darti il benvenuto sul blog e ti ringrazio per la discussione, corretta ed interessante, purtroppo molto rara nella rete.
Anonimo ha detto…
Ho partecipato ai cortei, alle occupazioni e sit-in della Sapienza di Roma,e ho fatto riprese video in prima linea: la mia è una testimonianza diretta, non per sentito dire o per aver letto giornali e televisioni.
Innanzitutto, non ho visto le telecamere dei tg nazionali, ma solo i microfoni di radio repubblica e le telecamere di sky tg 24, quindi temo che le immagini dei tg nazionali, almeno a roma, siano di seconda mano. ( ma non lli ho visti).
Non c'è stata alcuna violenza da parte degli studenti, né danneggiamenti. La polizia è stata a guardare, tranne che per il sit-in alla festa del cinema, quando all'inizio ( ma io sono arrivato tardi)gli studenti e le studentesse arrivate correndo sono state manganellate, sebbene disarmate come sempre. Quindi smetiamola di parlare di violenza studentesca.
Le occupazioni sono necessari atti di contestazione e blocco, e mi sembra che la vera violenza sia quella del governo, che d'estate, approfittando di una nazionesotto l'ombrellone, avanza a colpi di decreto legge un attacco grave contro il saere pubblico. Persino la crui, conferenza dei rettori, è ostile sin dall'inizio a questa manovra anticostituzionale e antinazionale.
Tuttavia sono il primo a pensare ( e l'ho detto in assemblea, ma troppo poco e troppo garbatamente) che occupare non basti, che sia necessario lanciare nuovi corsi e insomma una università finalmente degli studenti e quindi dagli studenti fatta, insieme con i docenti al nostro servizio , e non viceversa. Ci ho scritto la tesina di laurea triennale e me lo porto in corpo da 6 anni. Temo che le facoltà scientifiche stiano per ora costruendo di più, con lezioni in piazza, documenti, maggiore coesione studenti-docenti. Ma non è che l'inizio, e dai primi di ottobre ci sono state 300 manifestazioni, 120 scuole occupate e 20 facoltà bloccate ( dati del viminale, da verificare magari in eccesso). Mi sembra altresì che le scuole elementari e medie stiano facendo di più delle università, grazie anche all'appoggio di tanti genitori ribelli contro l'abolizione di fatto del tempo pieno e il ritorno anacronistico ed antipedagogico al maeestro unico, per tacere della stretta punitiva e soprattutto delle scandalose proposte di separazione degli alunni su base etnica. che vergogna!
Bisogna attaccare anche l'andazzo baronale, le regole di reclutamento, i finanziamenti a pioggia ecc, ma intanto potenziare sempre di più la lotta per bloccare questo insulto alla repubblica. Ma credo che durerà emigliorerà col tempo. Io darò il mio contributo, e sto prendendo contatti. Sisognerebbe coinvolgere lavoratori precari, cassintegrati ( per esempio alitalia), operai vittime del postfordismo, immigrati sfruttati come schiavi.
per seguire le iniziative, www.uniriot.org il 29, a roma, facxoltà di lettere, ci sarà la presentazione di L'università globale, le ricerche condotte in tutto il mondo dagli studiosi ed attivisti che da due anni animano www.edu-factory.org
soprattutto,venite a vedere con i vostri occhi, e poi fatevi un'opinione. Achieti il collettivo 360 ha scritto sul suo blog www.360press.it che si sono costituiti in assemblea permanente inviando una lettera al senato accademico e aigenitori, ma non so di più. Tutta l'italia si muove, ed eventuali stoltezze e neghittosità non sarebbe giusto farle ricadere sull'intero movimento nazionale. grazie
Andrea D'Emilio
Cheppalleee ha detto…
Sono sollevata dal sapere che non tutti parlano sul vuoto!
Emmenomale :D
Tatone Massimo ha detto…
cercate prima di leggere la riforma...di solito si occupa e si sciopera senza sapere bene il perché....

ciao presidente